mercoledì 1 settembre 2010

A-COOP-PATA

Sono capitata alla Coop. Quella di Parco Prato, quella della Multisala di Capezzana.
La prima impressione è stata devastante. Innanzi tutto: la libreria, c'è la libreria dentro la Coop, e vicino alle casse.
La gente era tanta e quindi la fila dei carrelli finiva in libreria, la bistecca fra un libro di Seneca e uno di Moccia.
Alla frutta (al reparto e nella persona), stavo per piangere. La pratesità, maleducata, era all'opera. Un assalto di folla e carrelli enormi. Ho preso un cesto di banane, l'uva e poi mi sono fermata, piantata in mezzo ai carrelli e alla gente, ho chiuso gli occhi.
Un signore mi ha chiesto se mi sentissi male. Sì, ho detto, mi porti via. Ho un compagno al reparto pesce, mi porti là.
Ho poi comprato, disperata, una bistecca. Il reparto carne è vicino per fortuna al reparto pesce.
Ho giurato a me stessa di non tornarci mai più. Anche se i 'miei' negozi di fiducia sono chiusi.
La Coop, che nella rivista L'informatore dà di sé un'immagine edulcolorata e santa, che si autopromuove e autoincensa senza fine, con l'esaltazione del volontariato, del bene, del gestire gli ignudi, dell'arte, della partecipazione, dei buoni prodotti e della convenienza, come una chiesa, come una piccola religione locale, come una setta, tuttavia smercia carne di bassa qualità.
La bistecca era immangiabile e l'ho buttata. Come in Olanda, da dove ero appena tornata, la carne è apparentemente bella, ma non buona.
Ho poi indagato. So da fonte certa che si tratta in gran parte di carne di animali allevati in fretta e male, come succede in tutta la grande distribuzione.
Quando chiuderanno tutti i piccoli negozi, quando saranno morti tutti i piccoli allevatori, diventerò vegetariana e pitagorica.
m.e.

4 commenti:

Unknown ha detto...

Scusa Maila,

ma perchè non prendi contatto con un Gruppo di Acquisto Solidale?
C'è un sacco di fermento in Toscana nell'ambito dell'economia solidale, con una vera e propria proliferazione dei GAS e la nascita del primo Distretto di Economia Solidale (comprendente le provincie di Massa, Lucca, Pisa e Livorno).
In questo contesto si lavora all'accorciamento della filiera, alla riscoperta dei cibi e delle relative qualità organolettiche, nonchè al sostegno di piccoli produttori... insomma a costrutire una rete alternativa al modello ipercapitalista dominante, energivoro ed omni-distruttivo.
Samuele

Anonimo ha detto...

Grazie, Samuele.
L'ho già fatto.
Per la verità vorrei fare di più, e produrre io stessa, nel piccolo pezzo di terra che ho accanto al teatro.
Ci sto seriamente pensando.

A presto.

Unknown ha detto...

Ottimo!
L'autoproduzione è un tassello importantissimo nella costituzione di un'economia-altra (od un ridimensionamento della stessa, in ottica di "decrescita", o che dir si voglia).
Se avessi necessità di qualche informazione di tipo agronomico, posso aiutarti, conosco alcune persone veramente capaci, competenti anche nel metodo sinergico (un biologico "rivoluzionario", all'ennesima-potenza, il migliore per la qualità dei risultati e lo "stress" esercitato sul terreno).

Anonimo ha detto...

Quest'anno ho piantato i pomodori insieme a mia madre.
E ora ce li mangiamo. Una parte di essi sono stati appesi in cantina, a grappolo, serviranno per i sughi dell'autunno-inverno.
Il susino ha prodotto susine all'eccesso, qualcuna ne abbiamo data via; ma dal prossimo anno organizzerò meglio lo scambio, purtroppo mia madre a luglio s'è rotta il polso e le attività hanno subito un arresto...Ora siamo in ripresa.
I peri (da cui il Pereto, le cui attività teatrali per ragazzi il comune e la circoscrzione non hanno finanziato) hanno fatto poco quest'anno, di solito fruttificano molto ad anni alterni...
Abbiamo poi due galline, di cui una molto 'umana' e intraprendente, che smentisce tutti i detti negativi sulla sua specie. Le uova, spesso in eccesso d'estate, le diamo in cambio di altro cibo con i vicini...
Chiederò consigli e suggerimenti, ne ho molto bisogno.
Grazie.
Maila

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