Nel suo ultimo post Beppe Grillo demonizza la TV, in particolare la manipolazione che in essa si opera, e chi ci va. A suo parere (o diktat), i rappresentanti del suo movimento non devono andare ai dibattiti televisivi.
Tuttavia, c'è una contraddizione alla base, perché è proprio grazie alla TV che lui è diventato non solo il comico che tutti hanno apprezzato, ma anche la figura carismatica che ha fondato il movimento politico. Senza la celebrità che gli ha dato il mezzo televisivo, lui non avrebbe potuto fare quello che ha fatto, nemmeno passare a nuoto lo Stretto di Sicilia.
Tuttavia, c'è una contraddizione alla base, perché è proprio grazie alla TV che lui è diventato non solo il comico che tutti hanno apprezzato, ma anche la figura carismatica che ha fondato il movimento politico. Senza la celebrità che gli ha dato il mezzo televisivo, lui non avrebbe potuto fare quello che ha fatto, nemmeno passare a nuoto lo Stretto di Sicilia.
Nessuno gli avrebbe dato credito, non solo il guru Casaleggio, ma nessuno dei suoi seguaci.
Perché questo meccanismo del 'leader' è fondamentale per certe persone; pur dicendo le stesse cose, nessun appartenente al Movimento 5 Stelle avrebbe seguito un altro a lui pari.
Dunque, demonizzando la TV (e in questo concordo), tuttavia impedisce che altri diventino 'celebrities' e gli facciano una benché minima possibile concorrenza, mettendo in discussione il suo potere.
Concludo: anche il movimento di Beppe Grillo (pur interessante e condivisibile) è frutto della mitologia moderna (vedi alla voce 'divismo') prodotta dal 'mezzo' tecnologico.
Concludo: anche il movimento di Beppe Grillo (pur interessante e condivisibile) è frutto della mitologia moderna (vedi alla voce 'divismo') prodotta dal 'mezzo' tecnologico.
Nessun commento:
Posta un commento