Quando ero bambina ricordo, quando il fine settimana andavo da mia nonna a Olmi di Quarrata, gli autunni allagati. Vicino al torrente Stella, la cui acqua spesso rompeva gli argini, vicino all'Ombrone. I campi erano lunghe distese di acqua, e per questo erano sempre pronti gli chantilly, gli stivali di gomma che arrivavano fino al ginocchio.
Ricordo di canali pieni di acqua, ce n'erano tanti, tutto pieno d'acqua. Sì, la casa a volte s'allagava, ma poco, c'erano tanti campi dove l'acqua delle lunghe piogge si stendeva per quasi tutto l'autunno.
Allora, il fratello più grande di mia nonna, un vecchio che aveva fatto la Grande Guerra, mi raccontava che la Piana era un grande lago che s'era prosciugato perché il Gigante Trippone aveva bevuto tutta l'acqua torbida, pensando fosse vino, e che un giorno il Monferrato, che è un vulcano addormentato si sarebbe svegliato, perché, diceva proprio così, incurante della mia giovinezza, "si sarà rotto il pippi di vedere tutte queste puttanate, che segano gl'arberi e ci costruiscono perfin sul c...". Si chiamava Ovidio, storico autodidatta soprannominato il Pecchia (soprannome che gli veniva dal padre del padre del padre), ed è stato il primo ecologista che ho conosciuto.
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