mercoledì 22 giugno 2011

Primo incontro con gli Etruschi di Gonfienti alla Biblioteca Lazzerini



Primo incontro con gli Etruschi di Gonfienti alla Biblioteca Lazzerini.
La conferenza di Michelangelo Zecchini apre un ciclo importante per il futuro: un appuntamento imperdibile per la conoscenza e la valorizzazione della città degli Etruschi di Gonfienti.

Una partecipatissima conferenza del prof. Michelangelo Zecchini, ha riportato prepotentemente alla ribalta la straordinaria risorsa archeologica pratese, quella invisibile città degli Etruschi di Gonfienti che oggi giace in completo abbandono, con le aree di scavo ricoperte da vegetazioni infestanti celate dietro le recinzioni elettrificate dell’Interporto. D’altronde da un profondo conoscitore del mondo etrusco, archeologo di lunga militanza, grande esperto d’arte antica ed appassionato difensore dei diritti della cultura e dell’ambiente, come il prof. Zecchini, non si poteva non attenderci un forte richiamo all’impegno civico ed istituzionale per il rilancio degli studi, ma soprattutto per salvaguardia di questa nostra eccezionale realtà archeologica pratese.
Come ha più volte sottolineato lo studioso nel suo intervento: vista l’unicità e l’enorme  rilevanza scientifica dei primi ritrovamenti, e nonostante le conflittualità passate e presenti,  la scoperta dell’insediamento bisentino è in grado da sola, già con i pochi elementi che è dato di conoscere, di cambiare profondamente la storia, così come adesso la conosciamo, dell’età arcaica e tardoarcaica, investendo non solo il mondo etrusco. Una scoperta in grado di rivoluzionare la nostra prospettiva di giudizio e di analisi nei confronti del periodo più delicato e complesso della storia della civiltà occidentale. 
La città etrusca sul Bisenzio  rappresenta infatti, con quella dimora principesca di oltre 1440 mq., la più grande finora ritrovata di quel periodo, con i tesori artistici rinvenuti al suo interno, con le grande arterie che la attraversano, con l’ordinato reticolo di case e chissà con quante altre straorinarie memorie ancora interrate,  l’espressione più alta di un nuovo modo di concepire  l’organizzazione della città,  edificata attraverso un’urbanistica rivoluzionaria e all’avanguardia. Nata come crocevia di interscambio mercantile, di certo con il consorzio di illuminati principi etruschi che seppero concordemente realizzare un progetto unitario  per realizzare una grande arteria transappenninica per trasportare merci, metalli e altri generi di prodotti, per unire le città nuove dell’Etruria Settentrionale con le colonie dell’Etruria Padana, ovvero i domini del mar Tirreno con quelli dell’Adriatico. Nasceva così insieme alla città, la “via Etrusca del Ferro”, la strada del mito etrusco, evocata dalle memorie di pseudo Scilace di Carianda. Le prove della sua esistenza si trovano nella piana lucchese, nel territorio felsineo, nei tratti appenninici ancora largamente da esplorare, ma soprattutto sulle rive del Bisenzio, dove le platee glareate si materializzano entro un grande insediamento, oggi noto su 27 ha., ma possibilmente esteso oltre i 50 /60 ettari e forse più. Una città quella di Gonfienti, dove alla domus scoperta nel 2003, altre di non minore rilevanza sembrano profilarsi insieme a grandi cave di strade acciottolate, come sembrano evidenziare le tracce leggibili sulle foto aeree di qualche decennio or sono.  E poi, a rendere, ancor più speciale, il sito, l’abbondanza dei reperti, bellissimi, unici nel loro genere, dove spicca come capolavoro assoluto dell’arte vascolare a figure rosse, la kylix che il ceramografo Douris, maestro indiscusso dell’ambito chiusino, realizzò nella sua piena maturità artistica (475-470 a.C.).
Michelangelo Zecchini ci ha offerto una lettura convincente e suggestiva della storia omerica narrata magistralmente, personalizzata pittoricamente dal maestro nelle incisioni del vaso in modo originale e tecnicamente superbo, forse in virtù di una committenza illuminata, o più semplicemente, offrendo l’idea più alta del valore simbolico che la presenza di un’opera di quel genere stabiliva in una dimora gentilizia di tale rango.
Nel dibattito che è seguito alla conferenza ha fatto eco all’interpretazione di Zecchini, più volte citato dallo stesso autore, l’autorevole intervento di Alberto Cottignoli, un grande ed appassionato esperto dell’arte classica, appositamente venuto a Prato per condividere insieme al relatore la lettura di un’opera davvero unica, da lui stesso studiata e recensita, e non a caso definita come la più alta espressione del pensiero filosofico e del fare arte, data oggi di conoscere di quel periodo.
Per tutte queste ragioni l’appuntamento con la storia che Gonfienti offre a noi tutti non dovrà essere più mancato e per questo ci attendiamo di potere vedere replicati questi incontri con il mondo etrusco  attraverso le ricchezze di Gonfienti in altri appuntamenti, come quello del 21 giugno 2011, auspice il solstizio d’estate e una ritrovata volontà di conoscenza e d’impegno.

Prof. Giuseppe A. Centauro
(Presidente dell’Ass. Via Etrusca del Ferro)

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