giovedì 9 giugno 2011

I fagioli del potere

Lunedì scorso (30 maggio)  ho ascoltato l’assessore pratese alla sicurezza Aldo Milone, parlava a Lady Radio.
Del suo parlare mi ha colpito la sicumera, la certezza di stare dalla parte giusta, a favore della legalità contro il cinesismo illegale (solo quello è illegale); mi ha colpito il fatto che ha taciuto di essere stato assessore anche nella giunta di Centro-Sinistra sorpassata da questa di Centro-Destra, dove lui sembra trovarsi benissimo, come si trovava benissimo in quella precedente, nonostante le dimissioni qualche mese prima della scadenza del mandato.
Mi ha colpito la difesa totale e assoluta dell’operato della giunta cenniana, la criticità di stampo pseudo-manicheista, la divisione lavagnesca in buoni e cattivi, il piglio dell’ex-poliziotto sicuro e beffardo, cinico a tratti, che ridacchia sulla prostituzione delle cinesine che a basso costo si offrono sulle bici ai vecchi pratesi.

Impressionava la mancanza di coscienza storica, di una visione articolata dei fatti; la sicumera di chi sta dalla parte del potere e di chi ha ragione per 'forza di cose', e la certezza che l’uomo debba essere represso poliziescamente,  che difficilmente possa essere migliorato. Cioè che non possa essere modificato, nella sua bestialità,  con la cultura.
Ciò che traspariva più di tutto dalle parole di Milone era la  mancanza da parte della giunta pratese di un progetto culturale serio, a lungo raggio, sull’uomo, sull’arte, sull’ambiente.

La S-fagiolata di domenica 29 maggio, in Piazza del Comune, ai piedi di Palazzo Pretorio, e dal Comune stesso autorizzata, s-fagiolata ispirata ai film Bud Spencer e Terence Hill, ben rappresenta la visione, la prospettiva socio-culturale di questi politici di provincia che i cittadini pratesi hanno eletto come propri rappresentanti.

La Sfagiolata è stata preceduta e illustrata da un brutto volantino. Gli avventori, era promesso, avrebbero mangiato fagioli, wurstel e salsicce e bevendo birra, come e anzi più dei due famosi attori nei loro film, e con la modica cifra di 10 euro si sarebbe potuto mangiare “tutto quello che vuoi, fino al botto!”

Quello a cui ho assistito, fra stand con tavoli e panche messi nel cuore antico della città, fra acre puzza di bottino e carne di maiale abbrustolita, è stato uno spettacolo peggiore della Cocomerata del 15 agosto, che pure ha una sua tradizione popolare, un tempo molto più dignitosa e sobria delle ultime: alla Sfagiolata si invitava a “gare a chi beve più birra e mangia più salsiccia, insomma una serata ai vecchi tempi. Una serata in cui forchetta e coltello possono anche essere lasciate nel cassetto”.
Insomma, c’è stato un preciso invito alla bestialità, alla volgarità più becera.
Quando sono passata non c’era tanta folla; più curiosi a guardare da fuori: erano le 19,30.

Lo spettacolo è stato condito dall’ennesimo mercato, questa volta semideserto, serpeggiante da Piazza San Francesco al Castello dell’Imperatore, al fine di rendere vivo il Centro e accontentare i commercianti. (Non tutti, molte botteghe erano chiuse).
Nel passare ho vissuto momenti di vertigine, perché tutto era pieno, riempito: il centro di Prato appariva trasformato in mercato grasso e sgranato con l’intenzione di far concorrenza ai centri commerciali, e non poteva essere vissuto, amato, scoperto.
Strano, quanto più questa giunta invoca le tradizioni pratesi, più sembra allontanarsene, uscendo dalla misura: andando per il centro sono stata immersa in una rappresentazione ibrida, un miscuglio kitsch di visioni neo-celtiche, squarci della peggiore Oktoberfest, mercatini pseudo-popolari, di cui non so se i pratesi sentano il bisogno.
Insomma, invece di far rinascere la città, la rendono culturalmente morta, sporca, riempiendola di manifestazioni volgari, o volgarmente presentate stile “panem et circenses”.
Non serve e non può bastare prendersela con le giunte precedenti, non serve e non basta indignarsi con i cinesi per la loro incuria, la sporcizia, l’evasione fiscale, la contraffazione, lo sfruttamento brutale, quando poi questa giunta è incapace di offrire, elaborare una vera, alta, alternativa culturale ed economica, un progetto che ci possa far sperare in una Prato diversa.

Maila Ermini 
(Articolo apparso su "Metropoli"  venerdì 3 giugno 2011)

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