giovedì 9 giugno 2011

Perché il libro elettronico non potrà mai sostituire quello cartaceo

La mia professoressa di filosofia antica, Margherita Isnardi Parente, suggeriva ai suoi allievi di scrivere le note sui libri a penna; non con il lapis.
Ricordo il mio stupore quando al termine di un esame mi chiese le mostrassi i libri, su cui effettivamente avevo scarabocchiato le mie note per sempre. Lei fu molto soddisfatta, e mi chiese contezza di ogni nota, commento, chiosa di una pagina. Anche di quelle più banali, di cui mi vergognai molto, inutilmente.
Questo scrivere, solcare il libro con il proprio commento è dialogare, ribattere, confrontarsi con l’autore; essere creativi, in qualche modo, e ragionanti. Apprendere i concetti.
Il libro elettronico,  pur comodo e facile, non lo permette. Non lo posso annotare. E anche se lo potessi annotare, la mia scrittura rimarrebbe là, distante, in altro luogo e spazio, con qui con me.
Non è carnale, il libro elettronico; se si porta a letto, non si piega e modula fra le mani. 
E' significativo che ancora non si vedano persone lettori di 'e-book' in giro per il mondo, ma solo lettori di libri di carta.
Questo rapporto fisico con la carta, l’odore, lo sfogliare della pagina, scriverla, è un rapporto intimo ed erotico, fisico-mentale, che nessun libro elettronico potrà sostituire.
Nessuna campagna di indottrinamento commerciale o di opportunità, elogio qualsivoglia potrà mai convincerci intimamente del contrario.


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