sabato 4 giugno 2011

Mi chiamavo Abdel Kebir, venivo dall’Africa

Sono morto a un parcheggio
Di un centro commerciale dimenticato
futuro preterito sgretolato
Pratilia di droga e morte
Presto sul mio cadavere ne costruiranno un altro
Più alto di prima

Almeno sarò servito a questo
Il mio corpo pilastro di centro commerciale
un altro di un altro ancora
Cemento che non vedrò mai svettare sulla città.

Ho sognato sciacalli
Su un prato la notte prima del mio assassinio
Vendevo droga come fiori di campo
è questa la mia colpa
ma non dimenticate il mio nome
come avete fatto con
Donglan, Jilan, Chengwei
annegate nel sottopasso

in questa città si muore

Mi chiamavo Abdel Kebir

(Maila Ermini)

Nessun commento:

Primavera attaccata

Per diverse ore questo blog è stato disattivato, anzi attaccato, e non so da chi. Ho potuto ripubblicarlo con difficoltà. Ho rischiato di pe...