Ieri la giornata dedicata agli etruschi di Prato.
Purtroppo non ho potuto, impegnata nell’allestimento dello spettacolo seguire il convegno organizzato alla Biblioteca Lazzerini, a cui ha partecipato un folto pubblico. Aspetto che qualche amico mandi qualche resoconto, sì da poterlo pubblicare.
Una giornata importante, perché, pur tra mille difficoltà, si è tornati a parlare di un problema che mi sta molto a cuore.
Spero che divenga un appuntamento fisso, una tappa imprescindibile delle attività culturali, perché nelle drammatiche condizioni in cui versa il sito archeologico, nell’immobilismo generale, serve tutto. E un convegno alza anche il livello dello ‘scontro’ e mette a tacere chi ci dà di non titolati.
Voglio però dire del Laris Pulenas, che abbiamo rappresentato alla Corte delle Sculture proprio alla Lazzeriniana, e per Gonfienti.
Prima di tutto: il luogo è adatto al teatro all’aperto, permette la necessaria attenzione. L’anno passato non fu lo stesso al Castello dell’Imperatore, dispersivo, nonostante la bellezza.
Non abbiamo utilizzato il palco, per vari motivi, ma soprattutto per non allontanarci dal pubblico e per rendere meglio la non artificiosità della rappresentazione.
Questo stare in terra, su una matrice, senza scenografia, con solo i costumi e noi stessi, gli attori, dà anche il senso del mio, nostro teatro.
Quando decisi di recitare in due un dramma per otto personaggi, che avrebbe dovuto essere rappresentato da attori famosi, fu la necessità della lotta.
Ora questo espediente è diventato la forza dello spettacolo stesso.
Intendiamoci, per noi attori, una terribile fatica, una lunga esasperante preparazione.
Ma gli applausi del pubblico in piedi che ieri sera abbiamo ricevuto, la ‘standing ovation’ di alcuni spettatori , ripaga di tutto e dimostra la forza di certo teatro.
m.e.
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