venerdì 30 marzo 2012

Bosco di pastiglie amare


Piccola pastiglia amara
ogni giorno
butta giù

Inghiotti
inghiotto

Bosco di pastiglie amare
nello stomaco
e torna su

Inghiotti
Inghiotto

Stamani una
stasera un’altra
pastiglia amara

Una ogni otto ore
Dice il bugiardino
ripete il dottore

Vuoi un po’ d’acqua?

Lago di pastiglie amare
Nere rosse bianche
come barche
suppergiù

Inghiotti
Inghiotto

Giù e su
nel bosco
di pastiglie amare

Lago di pastiglie amare

Inghiotti
inghiotto

Butto giù.

giovedì 29 marzo 2012

Come appestati


La stagione teatrale al mio piccolo teatro si è chiusa.
Poteva andare peggio. Per gli spettacoli per ragazzi c’è stato addirittura un lieve aumento di pubblico.
Quelli per gli adulti hanno avuto un andamento più variegato, alcuni molto bene, altri non tanto.
Per un piccolo teatro come La Baracca va più che bene; anzi forse è strabiliante essere qui da quasi vent’anni.
In questo tempo, e in particolare dal 2004, ma anche prima molto molto sporadicamente, non abbiamo visto un rappresentante dell’amministrazione pubblica cittadina, politica e non,  forse uno sì ma solo lui, a vedere quello che facevamo, a chiedere come e perché.
Abbiamo fatto tutto da soli, con le nostre forze, ricevendo misere briciole dalla Regione, e ancor più misere dal Comune. Siamo stati continuamente umiliati dall'autorità, disprezzati, resi risibili. Il nostro lavoro è stato immancabilmente sottopagato.
A parte il pubblico che ci ha seguito (pure il pubblico coraggioso, che venendo da noi, ha sfidato l'assolutismo dell'informazione, della manipolazione eccetera), abbiamo vissuto come appestati. Come se fare cultura autonomamente, liberamente fosse una colpa imperdonabile. Come se dire le cose non fosse possibile.
Abbiamo vissuto e viviamo concretamente in una dittatura. Non temo nel dirlo, di esagerare. 
Sono riuscita, con le forze e con i denti, a salvare il circuito Sipario Aperto, e non mi vanto nel dire che sono stata proprio io, a impedire che anche questo piccolo circuito alternativo fosse eliminato senza dolore, sicché vivrà per ancora un anno.
Non mi sono mossa  certo per l’entità risibile dei finanziamenti, in sostanza irrilevanti per l’attività stessa. Ma era importante per far capire che la dittatura, che a livello teatrale si concretizza nell’esistenza di un solo circuito, quello della Fondazione Toscana Spettacolo, è aberrante.  Strozza come strozzino. Loro, se vogliono, ti fanno morire artisticamente.
So che in altre regioni si sta realizzando lo stesso progetto nei vari livelli culturali; che non è un progetto soltanto centralista, piuttosto dominatore e schiacciante.

In Toscana viviamo al limite della sopportazione. Così, in questo tempo, sono stata spettatrice della morte di vari artisti, che pure, alcuni di loro, potevano vantare di appoggi importanti. Invece sono sopravvissuti i collusi con il potere forte. I furbi molto furbi. Ma sono sempre meno anche loro e la qualità del lavoro artistico nel complesso è peggiorata, perché dedicano tutto il loro tempo a tramare per sopravvivere.

In questi anni venti anni  ho visto le autorità e simili far il possibile per soffocare le entità, i gruppi culturali liberi. E così è stato. Penso, ed è un piccolissimo esempio, al “Giugno con l’arte” a Iolo di Prato organizzato da Fulvio Silvestrini.
Ogni giorno io combatto per far sopravvivere il mio teatro e continuerò a combattere. Perché è mio ma è poi anche della collettività che lo frequenta, grazie al quale esiste. E ringrazio tutti gli allievi che mi seguono con dedizione, tutti gli spettatori,  i pochi amici, e naturalmente Gianfelice che mi è accanto.

martedì 27 marzo 2012

Città etrusca sul Bisenzio: la domus


Queste foto ritraggono l'ingresso alla domus etrusca di Gonfienti, Prato, il giorno 25 marzo 2012.
Ancora nessun cartello;  e l'abbandono e lo squallore e l'indifferenza più totale.

domenica 25 marzo 2012

Museo del Tessuto e compagnia


Che il Museo del Tessuto di Prato sia una emanazione degli industriali pratesi, esattamente come il Pecci, e che per questo vadano entrambi maluccio, nessuno lo dice.

In realtà ciò che preme a questi industriali è fare affari o la promozione di sé. Infatti tutte le mostre denunciano queste sfumature. Sono viziate dal marketing.

Chi è il presidente del museo? Un industriale, in pole position per diventare anche capo degli industriali pratesi.

Gli industriali, in questi tempi monteschi, stanno riprendendo vigore, e si danno un gran daffare in politica.

Guardate il Nesi: ex industriale (tra l'altro anche consigliere al Museo del Tessuto), piuttosto che fare l'assessore della cultura della provincia promuove i suoi libri; sembra essere diventato assessore per questo.  In molti comuni della provincia  si lamentano infatti del suo mancato ruolo istituzionale.

(Questi assessori 'chiamati', non eletti, in molti casi sono simbolo di questa Italia poco democratica; non è causale insomma che siamo governati da questa oligarchia non eletta, dittatoriale.)

Ma per tornare ai nostri musei: sono insignificanti, voluti dagli industriali come vetrina di sé e dei loro affarucci. Sono finti e la gente non li partecipa.

Come è possibile?

Ora hanno intitolato una mostra "Il tessuto è tutto. Una grande mostra sull'eccellenza della produzione tessile pratese". Ma che vuol dire?

A parte il titolo brutto e poco attraente, il titolo è terroristico e asfissiante, dittatoriale e vuol dire: Prato deve avere vocazione industriale, questa e punto. Tutte le altre vocazioni, come quelle culturali, devono essere chiuse in enti, sistemi, eccetera controllati e controllabili, finanziabili e finanziati: un po' dello che ha detto l'assessore comunale di Poggio a Caiano, nel post precedente a questo.

Il Museo del Tessuto sarebbe sicuramente più significativo per la città (e lo stesso discorso vale per il Pecci)  se invece fossero completamente liberati da questo giogo e prendessero respiro con progetti completamente autonomi e originali.
Ma questa città è schiava di questa  gente, e, vedrete, con i loro soldi s'aggiusteranno anche un nuovo  candidato alle prossime elezioni comunali...

(Non temo di non fare Pratopezza al Museo del Tessuto; tanto non me lo faranno mai fare, perché non mi si perdona il mio impegno per Gonfienti. Pensate, l'avevo anche chiesto, ingenuamente, telefonando. Pensavo che fosse normale fare questa maschera pratese, fatta di cenci, credo originale e che piace molto, presentarla al Museo del Tessuto. Che sciocca. Eppure non sono nemmeno più tanto bambina. Non mi perdonano l'impegno politico. Vorrebbero gli artisti come li hanno, ce ne hanno tanti già ai loro piedi, resi insignificanti. Va bene, Pratopezza lo porterò fuori. Intanto ad Agliana, martedì).

sabato 24 marzo 2012

Cultura piddì

In una intervista al settimanale Metropoli, Angelo Formichella, assessore alla cultura del Comune di Poggio a Caiano e responsabile della cultura PD pratese, ha bocciato la politica culturale della giunta cenniana, qualificandola come ‘passatista’. Si occuperebbe troppo del passato.
E’ possibile; tuttavia non sono le schermaglie fra questi partiti che mi interessano, anche se la giunta di Cenni  non mostra affatto di occuparsi veramente del nostro passato, tantomeno della Gonfienti antica. 
Secondo Formichella, nell’ambito della cultura, si deve pensare al futuro, e non certo dell’area archeologica; i pochi soldi che saranno disponibili, non dovranno andare a questa, bensì agli enti e strutture che già ci sono:
“C’è un solo punto dei vostri ragionamenti dove non mi ritrovo, quando parlate del futuro di Prato che è rappresentato dall’area archeologica. Detta così sembra che a Prato non ci sia nient’altro!
Eppoi dobbiamo dirci le cose con franchezza e serietà, prima fra tutte che nel futuro della cultura ci sarà da fare molto di più con molto meno. Allora forse più che concentrarsi unicamente su nuove ‘eccellenze’ dovremo portare alla piena efficienza altri recenti investimenti come lo Stabile della Toscana, il Centro regionale per l’Arte Contemporanea, la Lazzeriniana…Cosa un po’ diversa, e molto più interessante, è invece mettere a regime tutto il patrimonio antico dell’area pratese dagli Etruschi di Artimino a quelli di Gonfienti, dalle Ville Medicee al Lippi, al Museo Civico di Prato, a quello su Soffici e il Novecento Italiano, qui mi trovate d’accordo…”
L’assessore pensa a ‘strutture’. Strutture, evidentemente, con base e vertici di partito. Quelle vanno finanziate.
Lui pensa la cultura in questo modo. E quindi, i pochi soldi che ci sono, bisogna darli a queste strutture, con base e vertici di partito.
Le vecchie e attuali logiche della lottizzazione della cultura. E intanto lasciare che Interporto di espanda. 
Ma chi è questa persona per avere autorità nel dire questo? Non si è accorto che è finita l’epoca in cui i dirigenti, ricevuta l’investitura del partito, dicevano le ‘verità’ e il popolo le seguiva?
In realtà bisognerà vedere alle prossime elezioni cosa succede. Ci saranno ancora le stesse forze? Loro, questi unti del partito, ci saranno ancora?
Magari sì, ma molto più indeboliti.
Molti cocci antichi, che loro non amano perché ostacolano la cementificazione, siano piuttosto rimasti nella testa di qualcuno o forse anche davanti agli occhi, tanto che non riescono a vedere il loro di futuro, futuro prossimo 'deteriore': che osservino cosa accade a Palermo, piuttosto; o più vicino, a Pistoia o Lucca, dove i partiti stanno auto implodendo.
Nel futuro della cultura forse alcuni di questi signori non ci saranno.



venerdì 23 marzo 2012

Coro delle donne sfregiate che parla a quelle picchiate

Fortunate voi, che siete solo picchiate
Noi invece anche sfregiate

Tenute recluse
Violentate
(Questo anche voi!)

Con le bocche e con le fiche
Cucite
Alla loro volontà
Del marito
Del fratello
Del papà.

Qualche volta frustate
Andiamo in giro
Con gl’occhi pesti
Al mercato
Tenuti nascosti

Facciamo i figli
Partorendo
Sui giacigli
Sulle ceste
E sempre in piedi

Fortunate voi
Che siete solo picchiate
Noi siamo anche sfregiate
Con l’acido
Col coltello

Dal padrone
Dal marito
Dal fratello
Dal papà
Secondo la loro
Volontà

Non si può scappare
E di notte
Gliela devi dare

Quando abbiam provato
A fuggire
L’unica finestra
Aperta
Dava sul cortile

E giù siamo andate
sfracellate



Messaggio per la Giornata Mondiale del Teatro 2012


Ogni anno l'International Theatre Institute (UNESCO) chiama un rappresentante del teatro a scrivere un discorso per la giornata internazionale del teatro, poco festeggiata in Italia, che cade il 27 marzo. Quest'anno tocca a Malkovich, che scrive un discorso particolarmente significativo, perché testimonia il difficile momento che il teatro sta vivendo, assediato dalla censura e dalla indifferenza messa in atto e coltivata dal potere.
I’m honored to have been asked by the Inter­na­tional Theatre Insti­tute ITI at UNESCO to give this greet­ing com­mem­or­at­ing the 50th anniversary of World Theatre Day. I will address my brief remarks to my fel­low theatre work­ers, peers and comrades. 
“May your work be com­pel­ling and ori­ginal. May it be pro­found, touch­ing, con­tem­plat­ive, and unique. May it help us to reflect on the ques­tion of what it means to be human, and may that reflec­tion be blessed with heart, sin­cer­ity, candor, and grace. May you over­come adversity, cen­sor­ship, poverty and nihil­ism, as many of you will most cer­tainly be obliged to do.
“May you be blessed with the tal­ent and rigor to teach us about the beat­ing of the human heart in all its com­plex­ity, and the humil­ity and curi­os­ity to make it your life’s work. And may the best of you — for it will only be the best of you, and even then only in the rarest and briefest moments — suc­ceed in fram­ing that most basic of ques­tions, ‘how do we live?’ Godspeed.”
John Malkovich
È’ per me un onore che l’International Theatre Institute ITI dell’Unesco mi abbia chiesto di scrivere questo messaggio per il cinquantesimo anniversario della Giornata Mondiale del Teatro. Dedico queste mie brevi parole ai miei colleghi, ai lavoratori del mondo del teatro, miei pari e miei compagni.

Che il vostro lavoro sia avvincente e originale. Che sia profondo, toccante, contemplativo, unico.

Possa il vostro lavoro aiutarci a pensare, aiutarci a domandare che cosa significhi essere umani, e che questo pensiero possa essere sostenuto col cuore, con la sincerità, con il candore e con la grazia.
Che possiate superare le avversità, la censura, la povertà e il nichilismo, che molti di voi sicuramente saranno costretti ad affrontare. 

Possiate godere di talento e di rigore, per insegnarci il battito del cuore umano in tutta la sua complessità, con l’umiltà e la curiosità necessarie per rendere tutto questo il lavoro della vostra vita. Possa il meglio di voi – poiché sarà solo il meglio di voi, anche se solo per un attimo – riuscire a formulare la più essenziale delle domande: «come viviamo?». 

Buona fortuna.

John Malkovich


Il silenzio dei chierici

Se penso ai miei colleghi, non so se ridere o piangere.
Oggi in Italia le persone di cultura, gli intellettuali, gli artisti, sono i più conformisti e ossequienti il potere.
Tutti là sotto 'cappella' a vedere se riescono a racimolare qualcosa.
Che tristezza. Che noia, soprattutto.
E i danni di questo conformismo si vedono nelle opere che producono, che sono veri e propri disastri, opere insignificanti.
D'altronde la politica si sa non aiuta questi chierici, e li tiene al cappio.
Solo così possono fare i direttori artistici. I professori. Gli intellettuali. Gli artisti. Andare nelle trasmissioni della RAI. Insegnare nelle università. Fregiarsi del nome di direttore.
Avete sentito la signora direttrice della RAI, la signora LEI come parla? Che filza di luoghi comuni e orrori?
Ho visto un allievo che ha lavorato con me come attore fare la fila in questi posticini che contano. Dove ti fanno 'girare'. Vederlo là, dove porta le mie idee dopo avermele malamente saccheggiate,  mi ha stretto il cuore. Lui non sa che 'girerà' solo per loro, e poi lo butteranno nel cestino.
Hanno tanta carne fresca, un surplus di artisti, letterati, pittori, musicisti, scultori, attori, registi pronti a fare a organizzare. Come gettoniere.
In fondo, un artista un intellettuale un professore un insegnante vale l'altro.

Guardate come fanno: certa persona mi aveva addirittura scritto che mi avrebbe ingaggiato con uno spettacolo in occasione della festa della donna; poi, visto che sono stata 'cattiva' politicamente, si è rimangiata tutto.
Ha chiamato altra artista donna, ed ecco fatto. Una roba si sostituisce con altra.

Così si comportano per avere il silenzio dei chierici. E le loro inutili opere intellettuali. E ce l'hanno.
Per non danneggiarsi, chi ha 'famiglia', sta zitto. Acconsente. E così alla fine si hanno i teatri vuoti, e quello che si vede è del tutto misero.Il direttore artistico, in questo caso, potrebbe anche non esserci: basta un funzionario qualunque. Ma questo poi sono diventati i direttori artistici. Li chiamano ancora così perché fa pubblicità.

giovedì 22 marzo 2012

La favola di Gonfienti: Contentino

Mentre l'Interporto chiede di espandersi, di avere indietro almeno quei pezzi di terreno che sono stati sottratti dalla città etrusca (come appena tre giorni fa abbiamo fatto notare) , mentre stanno progettando di invadere l'area con altro cemento, arriva il contentino Gonfienti, che 'finalmente' potrà essere inserito nel Parco della Piana. Ma non era già stato inserito?
Che balle raccontano! E le possono raccontare, perché il Parco della Piana non esiste. E' una invenzione, una favola toscana che raccontano ai bambini di sera, prima di dormire, mentre fuori stanno, che ne so, ampliando l'aeroporto di Peretola, piantano altri tralicci e ripetitori, stendono cavi, edificano altri capannoni da 250 mila metri cubi, costruiscono viadotti, altre Coop ed Esselunghe con grattacielo. La favola del Parco della Piana esiste solo in Internet e si rimetterà in moto ai tempi delle elezioni con tanto di messo regionale, il mercurio delle favolette. Ma adesso, a questi mercuri che sono pagati con i nostri soldi per prenderci per il c...allo, li prenderemo a calci nel c...allo, appunto.
I cartelli che indicano l'area archeologica di Gonfienti non esistono, quindi non possono essere 'rifatti'. Sono anni che li chiedo a destra e a manca. Non ne hanno mai messo uno, perché, semplicemente l'area non doveva esistere. E perché la strada che porta a questi scavi? Tra poco non esisterà nemmeno più questa.
Si tratta di un misero, miserrimo contentino, mentre nella cosiddetta Piana stanno facendo di tutto il peggio possibile. Non lasciatevi ingannare.

"PRATO Buone notizie per il futuro di Gonfienti: l’area entrerà a tutti gli effetti nell’area del Parco della Piana con relativo bando per poter accedere a un pacchetto di finanziamenti. Solo che i tempi sono strettissimi e il progetto dovrà essere pronto e presentato in Regione entro la fine di marzo. Di questo ieri in Regione con l’assessore all’urbanistica Anna Marson hanno discusso il sindaco Roberto Cenni, il presidente della Provincia Lamberto Gestri, il sindaco di Campi Bisenzio Adriano Chini e il rappresentante della provincia di Firenze. Tutti hanno chiesto una proroga sui tempi. Il bando riguarda interventi sulle infrastrutture, per questo il progetto che dovrà realizzare Prato riguarderà gli accessi al sito, la cartellonistica e i cosiddetti “collegamenti leggeri” : le piste ciclopedonali che da Gonfienti, fatti gli opportuni collegamenti, potrebbero collegare Prato con le Cascine fiorentine. «Il bando della Regione - spiega Gestri - per creare le infrastrutture nell’area del Parco della Piana avrà a disposizione fondi contenuti, non certamente più di una decina di milioni, da dover suddividere tra le tante realtà che fanno parte del parco. Per questo motivi è necessario riflettere su interventi possibili con investimenti non eccessivi». Anche per il sindaco Cenni «si tratta di un primo passo che però garantirà al parco archeologico un migliore utilizzo». Convocata a breve una ulteriore riunione attraverso la con la quale Prato, Firenze e Campi Bisenzio dovranno trovare un accordo sul progetto da presentare. In particolare - secondo la Provincia - sarà necessario ridisegnare gli accessi all’area, migliorando la qualità della viabilità con particolare attenzione alla cartellonistica che segnala la città etrusca e che è quasi tutta da rifare. Nella progettazione entrerà anche l’ampliamento e il collegamento in rete delle piste ciclabili che portano al sito e quelle che collegano Prato fino al capoluogo. Un progetto particolarmente caro al presidente Gestri. Nei finanziamento degli interventi di carattere urbanistico delle aree inserite nel Parco della Piana rientrerà anche il rifacimento del Ponte Manetti a Castelnuovo. " (Il Tirreno)

mercoledì 21 marzo 2012

Alla grigia merla

In occasione del giorno della poesia, primo giorno di Primavera, sancito dall'Unesco, dedico una poesia al mio amore.

Alla grigia merla

Amore
Stamani al risveglio

il merlo impertinente
fischiava sul terrazzo
più del solito

Fischiava pazzo 
d’amore
Alla grigia merla

L’ho visto danzare
Insieme a lei

Lei quasi rideva
Maliziosa si rotolava

Che danza sulle mattonelle!

Avranno imparato da noi
Sbirciando dalla tenda
Che talvolta dimentichi di chiudere?

Da lassù solo loro
Ci posson guardare.

Silenziosa e immobile
Ho reso
Pan per focaccia
E son restata
rossa in viso
Spettatrice dell’amore.

Morte del decentramento

Moriranno le circoscrizioni. Per noi sono già morte da anni.
In questo tempo non abbiamo vissuto in una circoscrizione, ma in un territorio: non abbiamo visto nessuno, a parte i camion della spazzatura.
Non sappiamo cosa siano questi signori che sono stati eletti; non vengono a vedere come viviamo, cosa facciamo. Le difficoltà, le cose belle.
Di cosa dobbiamo sentire la mancanza, di una classe politica che vive solo per sé?
Anche a livello comunale, per non parlare del provinciale.
Il mio teatro, che pure è l'unico teatro della periferia, questi signori non sanno nemmeno com'è fatto:
facciamo un po' di nomi.
La signora Peris, che piange, da queste parti (zona ovest della città e non sud come, ignorando la geografia ma non le cose loro hanno definito questa zona) è venuta soltanto per l'anniversario della Pubblica Assistenza. Punto. A parte Barbacci, presidente della Commissione Cultura, che venne prima delle ultime amministrative, non è venuto nessuno. Per ricordare qualcuno devo tornare al 2004.
Ma anche altrove, e non solo da me che sono una signora cattiva, non vanno.
Solo in riunioni al circolo Arci o nei saloni delle parrocchie, allora, la sera e protetti, ogni tanto tanto si fanno vedere. Punto.
Di cosa parliamo?
Dalle ultime elezioni non si è visto nessun rappresentante della politica cittadina.
Di cosa parliamo?
Di quale amministrazione dovremmo sentire la mancanza? Di quale partecipazione democratica parlano, che loro sono i primi a praticare la non democrazia!
La partecipazione, che l'amministrazione ha inquinato nel Pratopartecipa  (una specie di 'partecipata' del Comune della partecipazione dei comitati, per cui la sua forza è ormai inesistente) significa che decidono solo loro, come sta accadendo per esempio per la questione del viadotto al Soccorso (ma la pagheranno in termini elettorali); e come è accaduto per altre vicende.
Quale democrazia hanno messo in atto queste circoscrizioni?
Per pulire le strade non ci vuole questa politica, basta anche altro. E dunque, cosa vogliono, che ci mettiamo a piangere se loro scompaiono?
In questi anni nessuna riflessione sul territorio è stata prodotta, nessuna riflessione che non sia la propria sopravvivenza, come questa, questo pianto di cui leggete sotto un resoconto giornalistico.



I presidenti: «Si impedisce alle circoscrizioni di lavorare»
PRATO La legge finanziaria 2010 cheha disposto la soppressione delle circoscrizioni di decentramento comunale in tutte quelle realtà con popolazione inferirore ai 250.000 abitanti, che per quanto riguarda la regione Toscana vuole dire in tutti i comuni, anche capoluogo di provincia, tranne che Firenze, non otterrà forse un risparmio della spesa pubblica sostanzioso, ma sicuramente un risultato lo ha ottenuto: quello di obbligare ad una riflessione sul decentramento. Negli ultimi anni la partecipazione è sempre più vissuta come fastidio, vista come appesantimento dell'iter amministrativo eppure i cittadini chiedono sempre più di essere coinvolti nelle scelte che le amministrazioni locali sono chiamate a fare. Questi sono alcuni dei temi affrontati durante la giornata di lavoro dal titolo "La partecipazione democratica in Toscana oltre le circoscrizioni, quale futuro?", che si è tenuta ieri nela sede della Circoscrizione Sud e promossa dalla Circoscrizione stessa, alla quale hanno preso parte oltre ai presidenti delle Circoscrizioni di Prato (Peris, Manzan, Taiti e Ciardi), i comuni della Regione interessati dalla legge finanziaria, fra questi l'assessore al decentramento di Grosseto Giovanna Stellini ha sottolineato, come Grosseto da poco andata al rinnovo amministrativo si trova oggi a fare i conti con un problema di mancanza di decentramento politico e alla difficoltà di portare avanti a livello centrale una politica di prossimità. Pistoia, pur andando alle elezioni nel prossimo maggio non ha ancora individuato nessuno strumento di partecipazione che possa sostituire le attuali circoscrizioni, che attualmente gestivano molto deleghe con bilanci importanti (ad. es. 1.000.000 di euro per il sociale a circoscrizione). La situazione della Regione Toscana che esce da questa giornata di lavoro è molto variegata, sicuramente un valido aiuto a nuove forme di partecipazione è rappresentato dalla nuove norme a sostegno dello sviluppo di forme e strutture di decentramento amministrativo negli enti locali che a breve la Regione stessa licenzierà. E a Prato? «Manca poco più due anni alla scadenza elettorale - osserva la presidente Luisa Peris - e l'amministrazione centrale ancora non ha avviato nessuna riflessione sul come garantire la partecipazione democratica dei cittadini dopo il 2014, ma nel frattempo con azioni sempre più pressanti sta minando le circoscrizioni stesse attuali impedendo loro di lavorare in modo incisivo nel trovare risposte ai bisogni dei cittadini. E' questo - ribadisce Peris - che hanno denunciato con forza i presidenti delle circoscrizioni presenti in modo bipartisan senza avere possibilità di risposta, vista l'assenza dell'assessore Nocentini, sostituita nei saluti dal dirigente d'area Massimo Nutini». (Il Tirreno)

martedì 20 marzo 2012

Sacco di Prato

Alcuni mi chiedono quando replicheremo il dramma sul Sacco di Prato (il titolo è "Prato nel Sacco").
Credo che lo faremo per conto del Comune di Prato verso la fine dell'anno, ancora la data non è data.
Se così non fosse, avremo sempre modo di rappresentarlo in Baracca, dove debuttammo alla fine del 2010.

Ci sarebbe piaciuto mostrarlo ai pratesi in agosto, il saccheggio iniziò il 28 agosto 1512, ma sembra che non sia possibile per mancanza di soldi.
Già mi ritengo soddisfatta così.

Quel dramma è legato anche a un evento spiacevole; al debutto, infatti, negli stessi giorni e ore, stranamente, una associazione pratese (che ora porta a passeggio i pratesi nel giorno dei FAI ed è molto ben introdotta) organizzò un vero e proprio seminario sullo stesso argomento.

Questo danneggiò il debutto dello spettacolo. Nessuna autorità venne a vederlo, nessuno: né provinciale né comunale.
Da allora ho imparato molto, e ho ricostruito i perché e i come, che non racconto.

Viadotto al Soccorso

Così a Prato, alla cosiddetta strozzatura del Soccorso a Prato, ci andrà il viadotto?
Così la giunta Cenni ha deciso di perdere le prossime elezioni.
Inutili tutti i tentativi di fare opinione con i giornali a favore. La gente non vuole il viadotto, non solo i residenti.
Tra l'altro Cenni si rimangia il suo impegno per l'interramento del 29 novembre al consiglio della Circoscrizione Sud.
Qualche giorno fa al Comitato per la Riqualificazione del Soccorso, che si batte per il sottopasso, è stato significativamente annullato un incontro accordato da tempo, e all'ultimo momento.
Altro che Partecipazione! 


"Soccorso, il ponte è più vicino: «E’ la soluzione
Lo studio d’impatto ambientale conferma quello dei tecnici del Comune. Strada
di LEONARDO BIAGIOTTI
HA VINTO il viadotto. Lo studio di impatto ambientale presentato da Iride ieri pomeriggio in Comune, sia alla giunta che ai segretari dei partiti e ai consiglieri di maggioranza, ha individuato nel ponte la soluzione migliore per il raddoppio del nodo del Soccorso e a questo punto è sempre più probabile che questa diventi anche la soluzione definitiva dell’amministrazione. I vantaggi evidenziati sono diversi: il viadotto in pilotì da realizzare in tre fasi non impone la chiusura del traffico in fase di cantiere; consente, seppure parzialmente, di ricucire la zona del Soccorso dal punto di via urbanistico; costa circa 7 milioni meno dell’interramento completo o parziale, per un totale di 26 circa; non dà problemi a sottoservizi e pochi alla falda idrica; garantisce un impatto minore dal punto di vista ambientale anche perché ha costi di manutenzione più bassi rispetto alla soluzione interrata. Il tallone d’achille resta l’inquinamento acustico.
In particolare lo stud
io di Iride ha preso in considerazione sette diverse soluzioni: il raddoppio con l’utilizzo di due muri laterali (rilevato con terrapieno); il raddoppio con terrapieno ma aprendo un sottopasso per collegare via Tasso e via Verona; un ponte da realizzare in un’unica soluzione con la chiusura del traffico; un ponte da realizzare in tre fasi diverse senza chiudere il traffico; l’interramento in trincea, in parte aperta e in parte coperta, con palificate profonde 15 metri; l’interramento completo; l’interramento all’altezza di via Roma e l’eliminazione del sottopasso di via del Purgatorio (la soluzione proposta dagli ingegneri). Tra i parametri presi in considerazione per valutare la soluzione migliore, Iride ha tenuto conto delle modifiche alla circolazione e delle conseguenze negative del cantiere sulla qualità dell’aria, dell’interferenza del cantiere con barriere infrastrutturali o sottoservizi, della creazione di nuovo tessuto urbano, della necessità di materiali e, viceversa, del conferimento in discarica degli inerti, dell’impatto paesaggistico e sulla falda idrica, dell’inquinamento acustico, delle emissioni e dei costi di costruzione e manutenzione. Alla fine, mettendo insieme tutti i parametri, la soluzione del viadotto da costruire in tre fasi senza interrompere il traffico secondo lo studio «presenta minori costi ambientali e sociali e dunque è, a fronte di un costo di costruzione inizialmente più elevato, la più performante tra quelle analizzate». Non solo, secondo Iride «l’opera può divenire motore di trasformazione urbana» garantendo, da un lato, «la continuità e l’efficienza del sistema infrastrutturale e, dall’altro, la continuità del sistema insediativo». Il viadotto sarà lungo circa 600 metri e richiederà circa due anni di lavoro. Si potrebbe realizzare con circa 20 milioni, considerando i ribassi d’asta, ma i soldi del governo (16 milioni) sono più che mai decisivi. Sul fronte delle buone notizie c’è invece il fatto che lo studio va nella stessa direzione del progetto preliminare già approvato dalla giunta e inviato al ministero per il finanziamento. Dunque se il viadotto dovesse essere davvero la soluzione scelta le procedure sarebbero molto più snelle." (La Nazione)

Lo scandalo delle Cascine di Prato


Guardiamo distrutto sempre di più ogni giorno che passa il complesso della Fattoria delle Cascine di Tavola volute da Lorenzo il Magnifico.
Una vergogna che pesa sulle amministrazioni della città di Prato, incapaci di gestire passato e presente, e immaginare un futuro che non siano centri convegni e fitness.

Il video  http://www.youtube.com/watch?v=ploKN2KyoB8, che è stato inserito ieri su youtube è solo propaganda, oltre che  fatto male. Si 'narra' che i lavori di ristrutturazione della Fattoria partiranno prossimamente.
Per la storia delle Cascine di Tavola, si legga Wikipedia, dove ci sono ancora le foto della Fattoria non crollata: http://it.wikipedia.org/wiki/Cascine_di_Tavola.

L’INCHIESTA AL CENTRO DEL CASO IL RECUPERO DELLA FATTORIA CENTRALE. PECORARIO: «SONO SERENO, MA DISPIACIUTO»
Cascine di Tavola, indagato un dirigente del Comune
UN AVVISO di garanzia è stato notificato al dirigente del Comune Riccardo Pecorario nell’ambito dell’indagine condotta dalla Procura della Repubblica sulle Cascine di Tavola. Pecorario, 58 anni, attualmente al settore attività economiche, è stato dirigente dell’urbanistica.
La vicenda riguarda l’annoso recupero della fattoria centrale delle Cascine di Tavola, una struttura sotto sequestro ormai dal 2008. Sono ormai trent’anni che si parla di recupero, alla fine il progetto redatto alcuni anni fa porta a una struttura turistica e residenziale con al creazione di circa ottanta unità in un residence, venti appartamenti, un ristorante, un centro benessere. Ma i sigilli della Procura, con l’indagine condotta dal sostituto procuratore della Repubblica Laura Canovai, bloccano il cantiere, mentre i resti della fattoria diventano sempre più simili a macerie. E’ un bene preziosissimo, una testimonianza del passato mediceo della zona, con un potenziale turistico elevato per la zona, purtroppo in totale abbandono.
PECORARIO si dice «sereno, ma molto dispiaciuto. Però — afferma — sono sicuro di aver svolto coscientemente il mio lavoro. Presumibilmente contestano il permesso di costruire, ma per quanto ci riguarda, in sede edilizia, non c’era più nulla da discutere. Forse contestano di non aver tenuto conto del parere della Soprintendenza regionale, ma non c’era alcuna relazione ufficiale, mentre la Soprintendenza competente, quella ai beni architettonici di Firenze, non aveva obbiettato alcunché. Anzi, avevamo anche cercato di mitigare il progetto con unità più grandi per averne meno, mentre il loro indirizzo era quella di una maggiore destinazione. Noi, come Comune, dovevamo controllare — conclude il dirigente — che la destinazione fosse conforme ai piani approvati e lo era».
La società proprietaria del complesso è la Fattoria Medicea Srl, che riunisce alcuni importanti nomi dell’edilizia. (La Nazione, 20 marzo 2012)

lunedì 19 marzo 2012

Orgasmo: donne, andiamo in palestra!

Invito tutte le donne ad andare in palestra, oppure a fare certi esercizi fisici per passare bel tempo, perché sembra che procurino effetti benefici. Leggete e diffondete questo articolo: urge, in questi tempi repressi e infelici.

L'orgasmo in palestra  ma solo al femminile

Studio Usa su centinaia di donne che hanno riferito di averlo sperimentato durante l'allenamento. In particolare, facendo addominali, spinning, cyclette o sollevando pesi. Gli autori: "Può scaturire dal semplice esercizio fisico, senza alcun coinvolgimento sessuale"

In palestra per tenersi allenati e in forma. Ma addominali, spinning e cyclette possono riservare un effetto "collaterale" al femminile: l'orgasmo. A studiare il fenomeno, riferito già nel 1953 da Alfred Kinsey nel suo Rapporto sul comportamento sessuale della donna, è ora uno studio dei ricercatori dell'università dell'Indiana, negli Stati Uniti, che, al di là dell'aneddotica e della chiacchiera, hanno appurato che l'orgasmo femminile può scaturire anche dal puro esercizio fisico, senza alcun coinvolgimento sessuale.

In particolare viene collegato agli esercizi di base per i muscoli addominali. "Gli esercizi più comuni associati con l'orgasmo", dice Debby Herbenick, coordinatrice dello studio pubblicato sulla rivistaSexual and Relationship Therapy, "sono quelli addominali, la pertica o la corda, la bicicletta, lo spinning e il sollevamento pesi". Un dato interessante, rilevano gli studiosi, "perché indica che l'orgasmo non è necessariamente un evento sessuale, e ci insegna di più sui processi corporei che sono alla base dell'orgasmo femminile".

Lo studio si basa su un sondaggio online su 124 donne che hanno riferito di avere avuto orgasmi durante esercizi fisici e 246 che hanno detto di avere avuto comunque una qualche forma di piacere sessuale. Delle donne intervistate, tutte tra i 18 e i 63 anni, circa il 40% aveva sperimentato l'orgasmo da palestra in più di dieci occasioni. In cima alla classifica ci sono gli esercizi per allenare i muscoli addominali: il 51,4% delle donne ha avuto questa esperienza durante questo tipo di allenamento, altre - il 26,5% - hanno provato l'orgasmo in relazione a esercizi come sollevamento pesi, yoga (20%), ciclismo (15,8%), jogging (13,2%) e passeggiate o escursioni a piedi (9,6%).

Può essere che l'esercizio fisico - oltre ai significativi benefici alla salute e al benessere generale - abbia il potenziale per migliorare la vita sessuale femminile, dice ancora Herbenick. Lo studio non ha evidenziato quanto questo tipo di esperienza sia comune, ma gli autori hanno sottolineato che ci sono volute solo poche settimane per raccogliere la testimonianza di centinaia di donne: un'indicazione del fatto che non è un fenomeno così raro.  (La Repubblica, 19 marzo 2012)

domenica 18 marzo 2012

Arrivederci....da Matilda

"Si è chiusa ieri sera la stagione teatrale 2011-2012 del Teatro La Baracca, con lo spettacolo Matilda. Scritta e diretta da Maila Ermini, questa godibilissima pièce in lingua fiorentina è uno dei rari esempi di teatro vernacolare non disimpegnato, ma che al contrario affronta un tema controverso come il sesso e la sue percezione in questi anni di rinnovata pruderie.
Maila Ermini interpreta Matilda, appunto, professoressa di matematica ormai in pensione, che dopo decenni trascorsi nell’insoddisfazione di una vita che non sentiva sua, a settantacinque anni decide di rimettersi in gioco prostituendosi per il piacere suo e dei clienti. Una provocazione che scatena l’ira dei suoi familiari, i quali decidono di chiuderla in casa impedendole di svolgere il “mestiere”.
Una commedia, questa, dagli echi balzachiani, incentrata su un difficile scontro generazionale, sul profondo distacco fra giovani e vecchi, questi ultimi guardati con disprezzo.
Ermini interpreta questo difficile personaggio con particolare bravura, assumendone l’incedere incerto contrapposto alla fierezza di carattere sottolineata da una voce decisa anche se leggermente arrochita, dando così prova della versatilità delle sue doti di attrice oltre che di drammaturga. Nel suo dialogo con i familiari, Matilda si racconta più o meno apertamente, ma senza inutili nostalgie. È anzi ben decisa a guardare avanti, e a vivere in piena libertà gli anni che le restano. 
Nella sua fiorentinità emancipata, Matilda canta vecchi stornelli della tradizione toscana che inneggiano all’amore, al suo lato carnale ma anche poetico, tradizione le cui radici affondano nel Medioevo e nello Stilnovo, e con un piccolo sforzo d’immaginazione, non è difficile cogliere sullo sfondo della drammaturgia di Maila Ermini, Dante e la sua Amor che nella mente mi ragiona. Un richiamo che dimostra quanta parte la Toscana abbia nella produzione teatrale della regista.
Nell’amore Matilda vede una possibile via di fuga dalla quotidianità spersonalizzante, dalle ipocrisie e dalla frustrazione di una vita inappagante. Tuttavia, l’unico aspetto dell’amore che oggi sembra essere rimasto è quello carnale, con tutte le problematiche irrisolte dal ’68 in poi.
Emerge il non indolore scontro generazionale, che paradossalmente vede le generazioni più giovani, - qui esemplificate nella figlia, nel genero e nella nipote di Matilda -, molto più timorose di fronte al sesso di quanto non lo sia l’ormai anziana parente. La figlia e il genero si vergognano di lei, non approvano la sua condotta, schiavi come sono dell’ipocrisia borghese, ma soprattutto troppo impegnati “a far soldi nella loro fabbrichetta”, come puntualizza Matilda. E la nipote adolescente, ancora vergine, è completamente digiuna di educazione sessuale; in famiglia non se ne parla, così come non se ne parla nelle scuole. Perché? Ed è questa la riflessione che là pièce di Ermini vuole stimolare negli spettatori. Ignorare per ipocrisia un tema importante com’è appunto il sesso ha causate varie e gravi forme di disagio, soprattutto negli adolescenti, che si scoprono confusi e impreparati nel gestire le naturali pulsioni biologiche, e hanno difficoltà nell’approccio maschi-femmine. In secondo luogo, anche i giovani adulti, la “generazione di mezzo”, vive il sesso con disagio, vergognandosi da una parte degli eccessi del ’68, e sfogando il desiderio attraverso un voyeurismo vissuto con colpevolezza.
Inutile specificare il più grave disagio sociale causato da frustrazioni del genere.
Molto bella la scenografia, che ripropone un interno borghese databile attorno alla metà degli anni Cinquanta, e che sembra estratto di peso da un film di Bolognini o Monicelli. Un clima poeticamente nostalgico, accostato alle canzoni che arrivano da una radio in un angolo della stanza: Buscaglione, Paoli, Celentano. E la memoria corre indietro nel tempo, a quel decennio che va, a un di presso, dal 1955 al 1965, gli anni della gioventù di Matilda. Lo spettacolo è così idealmente sospeso fra due epoche, e propone, anche visivamente e uditivamente, la problematica del rapporto fra essere e tempo. In chiusura, come ultima canzone con il sipario già calato, si può ascoltare Sapore di mare, l’ultima illusione di poter sentire il sapore dell’altro e superare così la dolorosa solitudine della vita.
Ma i riferimenti al cinema si ritrovano anche nella vena di amara comicità che permea lo spettacolo, accostabile a quel filone della commedia italiana che ha in Amici miei l’esempio più fulgido. Si ride, ma con risvolti di profonda amarezza, fra nostalgia della gioventù e la vana illusione di poter andare oltre sé stessi; ed è questo l’uso che Matilda fa del sesso, andando però incontro, come ermeticamente fa capire lei stessa, alla delusione.
Unica nota stonata, il pubblico, che ieri sera non era esattamente numeroso. È vero che da una parte si deve considerare la concomitanza di più eventi teatrali a Prato e dintorni, ma dall’altra, a nostro modesto parere, è mancata nel pubblico una certa capacità critica di discernimento a proposito della qualità delle varie offerte teatrali. Troppo spesso ci si lascia abbagliare dalle luci vuote di un cartellone ufficiale, e si tralascia la qualità delle produzioni minori, produzioni che spesso affrontano temi scomodi che inducono a riflessioni profonde e talvolta dolorose. E tuttavia, è proprio con riflessioni del genere che si può instaurare quel proficuo dialogo e quel senso critico capaci di risollevare gli individui dalla crisi sociale in cui sono caduti. A Prato, questo coraggio ancora manca in larga parte.
 Niccolò Lucarelli (Pratoreporter)

La Chanson de Milon


Fresca di Matilda, non potevo non notare questo articolo sulle puttane de La Nazione. Assomiglia a tanti altri che sono stati scritti sull'argomento. 
Osservate che le cattive e sporcaccione sono sempre le donne, in particolare le rumene e le cinesi, non certo i clienti maschi che non sono citati(ma con chi vanno queste puttane?),  e che il nostro sceriffo, Milone, assessore alla sicurezza, davanti alla prostituzione alza le mani e dice che bisogna avere pazienza.

Era lui, no?, che qualche mese fa aveva proposto il ritorno al mondo delle case chiuse nella forma degli 'eros center'? E' come se dicesse, alla Fiera dell'Ovvio: vedete, c'avevo ragione io!

Per l'occasione ho scritto La Chanson de Milon, di cui trascrivo alcune strofe:

E' questo il loro destino
esser puttane e madonne
ogni tanto fare un bambino!

E se qualcuna scappa
figlia di paparino
comunque sempre nostra
al gabbio si riporta

Che cosa ci vuoi fare
oltre a ben frignare
questo è lor mestiere!
Alla fine della storia
sotto sotto ogni donna 
nasconde una tro...


"IL PROBLEMA I RESIDENTI PROTESTANO: «E’ DAVVERO VERGOGNOSO»
Tante prostitute. Anche di giorno
A metà mattina già dieci «professioniste» in zona stadio
TORNA il problema delle prostitute in via Firenze e via Matteotti. Anzi, a voler essere precisi, il problema non ha mai smesso di infastidire le tranquille giornate di residenti e passanti. E anche le proteste non accennano ad affievolirsi.
«E’ davvero vergognoso che alle 10.30 del mattino si contino già più di dieci lucciole al lavoro solo passando con la macchina per tornare a casa — spiega G.C., residente della Pietà, che ogni giorno percorre via Matteotti per rincasare — ne ho contate otto solo nei pressi del Ponte alla Vittoria, tutte cinesi, e sono rimasto abbastanza disgustato».
La situazione non migliora certo con l’andare della giornata: nel primo pomeriggio le professioniste del sesso facile ed a pagamento addirittura aumentano. In via Firenze, fra il ponte Petrino e lo stadio, il territorio è di competenze delle rumene, che invece dividono la zona della stazione con le colleghe del celeste impero, in blanda e pacifica concorrenza.
«Sembra quasi che il Comune non voglia trovare una soluzione — spiega Giovanni Cosmo, titolare del Bar Stadio — Per ovvi motivi commerciali mi piacerebbe che ci fossero più transito e meno malviventi o prostitute nei giardini che costeggiano il fiume. L’assurdo è che l’amministrazione mi sta facendo un sacco di storie per via della veranda esterna, che secondo loro rovina il paesaggio. Forse sarò costretto a toglierla, mentre di fronte al bar si vedono situazioni anche più brutte della mia veranda, ma nessuno fa nulla». Spostandoci da via Firenze nei giardini di piazza Stazione la situazione non migliora: «Malgrado tutte le lamentele che abbiamo fatto nei mesi passati le prostitute sono addirittura aumentate — racconta Mario Ferrantini — Ogni tanto viene la polizia, ma non cambia niente: le portano al comando e poi sono costretti a lasciarle andare. Dopo due ore le ritroviamo di nuovo ad esercitare il mestiere più antico del mondo in pieno giorno, come se nulla fosse successo». C’è poi chi si spinge anche oltre nei sospetti:
In parte la situazione era migliorata, qualche mese fa, quando l’assessore alla sicurezza del Comune, Aldo Milone, aveva istituito un presidio fisso con due uomini della polizia municipale in zona: «Cercheremo, di comune accordo con le altre forze dell’ordine — chiude proprio Milone — di avere un occhio di riguardo per via Matteotti e via Firenze, anche se le forze a disposizione non consentono più il presidio stabile. Il problema però non si elimina: al massimo possiamo far sì che le ragazze si spostino in altre zone. Ricordo che la prostituzione non è reato in sé».
Leonardo Montaleni (La Nazione)"


http://primaveradiprato.blogspot.it/2011/07/il-futuro-piccolo-luci-rosse-prato.html

sabato 17 marzo 2012

Interporto

Ecco quello che faranno a Prato.
Intanto raccontano le balle che l'Interporto della Toscana Centrale va bene, i 'successi'; poi che vogliono espandersi.
Altro che Parco Archeologico e città etrusca di Gonfienti! Quante balle raccontate, eh? E voi che li avete votati, questi signori, siete contenti?, questi signori che plaudono a queste scelte, che dicono che tutto questo creerà nuovo lavoro!
Cemento su cemento, non finiscono più.
I politici inetti e cementificatori vanno mandati a casa. E forse presto, qualcuno di loro ci andrà, magari mandato da qualche giudice.


INTERPORTO
Un maxiampliamento da ottanta milioni di euro

PRATO Un bilancio decisamente positivo per l'Interporto della Toscana Centrale; tutti i capannoni affittati o venduti, completamento della piattaforma intermodale che ora raggiunge gli 83.000mq con 6 binari ciascuno lungo 650 metri, capaci di smistare ogni anno 800.000 tonnellate di container su gomma e altrettanti per ferrovia. «Siamo riusciti anche a portare all' interno dell' interporto i magazzini generali che sono gestiti da una società mista Interporto service- spiega il presidente Angelo Pezzati - e a porre le basi per un accordo con il porto di La Spezia per la gestione del retro porto; in pratica gestiremo lo smistamento delle merci verso l'Est dell' Italia e dell' Europa. Un altro obiettivo raggiunto è l'intercettazione dei treni provenienti dall' Austria e diretti verso il sud della penisola». In pratica l'interporto dove operano 50 società di trasporto, circa 1500 addetti con un movimento di oltre 2000 mezzi giorno, è diventato il nodo di smistamento per le merci destinate alla Toscana. Accanto a tanti successi, però, ci sono ancora alcuni problemi irrisolti che inevitabilmente hanno ripercussioni sull'andamento dell'interporto: i lavori a rilento della Bretella di Signa e la mancanza di una politica di riequilibrio modale capace di valorizzare il trasporto su ferrovia che, attualmente, per la Toscana rappresenta soltanto il 2% della movimentazione generale (da un 13% negli anni '80) con il conseguente intasamento delle strade, l' aumento dell' inquinamento ambientale. «Il nodo della bretella di Signa - spiega il presidente- va ricondotto ad un errore di percorso delle amministrazioni che lo hanno appesantito di troppi onerosi orpelli; è necessario snellire questi pesi e realizzare velocemente il collegamento pensando anche di ampliare la Perfetti Ricasoli all' altezza del ponte dove è previsto l'innesto con la bretella». Tra i piani futuri dell'interporto, che ha chiuso il bilancio in positivo, anche un ampliamento verso il lato costeggiato dalla Perfetti Ricasoli. «Abbiamo abbandonato una logica di semplice gestione immobiliare, per ampliare i servizi- spiega il presidente Pezzati - in quest'ottica è stato presentato un piano al comune di Prato per l'ampliamento dell'interporto di 300 mila metri quadrati di terreno e 60 mila di capannoni. Un'operazione che costerà 80 milioni di euro, stiamo cercando i finanziamenti che in parte dovrebbero venire dagli attuali soci con un versamento di 15 milioni ciascuno, dall' altra ampliando la compagine societaria». (a.a.) (IL Tirreno)

Futuro al biossido di titanio

Leggetevi un po' quale prospettiva di futuro della costa toscana è disegnata dall'assessore regionale Simoncini.
Tra l'altro ancora sulla 'bontà' del biossido di titanio che la multinazionale Tioxide produce a Scarlino, ci sono seri dubbi. La multinazionale francese Gdf Suez che ha inaugurato un centro di formazione tecnica non meglio specificato, oltre che di energie rinnovabili, si occupa anche di energia nucleare.
Leggete, leggete...

Il rilancio industriale della costa toscana
(Comunicato dell’assessore Gianfranco Simoncini) Negli ultimi giorni si sono concretizzate diverse iniziative che puntano alla valorizzazione e al rilancio della vocazione industriale e dimostrano l'attenzione della Regione per buona parte del territorio costiero. Si tratta del via libera - dato dalla giunta su mia proposta - all'intesa istituzionale per Piombino, della firma dell'accordo per la Solvay, dell'investimento, fortemente voluto dalla Regione e dalle istituzioni locali, che la multinazionale Tioxide ha realizzato nell’impianto di produzione di biossido di titanio di Scarlino.
Dalla giunta è uscito poi anche un atto che destina un consistente finanziamento regionale (circa 1 milione e 300 mila euro) per completare i lavori di manutenzione del porto di Viareggio, dando così nuovo respiro all'industria della nautica e della pesca. Ma non è tutto. Possiamo anche ricordare il protocollo d'intesa per Livorno, che sarà firmato nei prossimi giorni, per la Regione, dal presidente Rossi. Poi un altro tassello, ultimo in ordine di tempo ma non meno importante: l'apertura del centro di formazione ad opera del gruppo Gdf Suez a Rosignano, che consolida la presenza della multinazionale francese sul nostro territorio, rafforzandovi la già ben radicata filiera dell'energia e confermandone le potenzialità nell'attrarre capitali stranieri e nuove iniziative imprenditoriali di largo respiro, essenziali per li sviluppo.
Il protocollo per Piombino, che lega il rafforzamento del polo siderurgico a iniziative di riqualificazione urbana e ambientale, prevede un contributo da parte della Regione che inizialmente sarà di oltre 13 milioni, cui potranno in seguito aggiungersi ulteriori risorse. A Scarlino, Tioxide investe sul sito per 38 milioni di euro, mentre l'intesa per Solvay vede lo sforzo comune di Regione e istituzioni locali per difendere e rilanciare lo storico insediamento chimico, superando difficoltà attuali nel rispetto delle compatibilità ambientali. Nel nuovo centro messo in piedi dal gruppo Gdf Suez, che sono stato chiamato a inaugurare venerdì 16 marzo, infine, vedo un'altra possibile leva di sviluppo e innovazione in grado di rendere ancora più strategica non soltanto l'area costiera ma l'intera Toscana.

Ecco i dubbi sul biossido di titanio....
"Le nanoparticelle di Biossido di titanio (TiO2 - Titanium dioxide), ampiamente usata nelle creme solari e cosmetici, provocano effetti infiammatori sui polmoni simili all'amianto. Lo ha stabilito una nuova ricerca condotta da un team di scienziati franco-svizzeri delle università di Losanna e di Orléans.

I ricercatori hanno indagato sulla capacità delle nanoparticelle di TiO2 di provocare infiammazione in test condotti su cellule umane e in esperimenti di laboratorio utilizzando topi, ed hanno scoperto che le nanoparticelle di TiO2, utilizzate nell’industria come sbiancante in molti prodotti di uso quotidiano, come vernici, cosmetici, creme solari, vitamine, coloranti alimentari e dentifricio, possono provocare effetti simili a quelle dell'amianto, attivando un gruppo diproteine denominate inflammasoma Nlrp3, un meccanismo che ha il complesso compito di attivare i processi di infiammazione, rilasciando molecole in grado di attaccare il DNA, le proteine e le membrane cellulari.

Secondo il ricercatore Jürg Tschopp le nanoparticelle di biossido di titanio si accumulano, come accade per l'amianto, nei polmoni, dove possono dare luogo ad un processo infiammatorio che può durare 10-15 anni, per poi creare le condizioni per il cancro.

Tschopp, che è il ricercatore che ha guidato lo studio in questione, professore di biochimica all'Università di Losanna, vincitore nel 2008 il Premio Louis-Jeantet per la Medicina per il suo lavoro pionieristico nel campo della morte cellulare e l'infiammazione, sostiene di temere che le nanoparticelle di biossido di titanio possano diventare "l'amianto del futuro", vale a dire che ci troviamo allo stesso punto in cui ci trovavamo 40 anni fa con l'amianto: abbiamo informazioni non solide ma che costituiscono una qualche indicazione sul fatto che tali nanoparticelle possano causare il cancro.
Le ricerche del team di studiosi franco-svizzero non costituiscono per ora una indicazione a non usare creme solari e dentifrici, ma sicuramente una migliore regolamentazione sul loro utilizzo, soprattutto laddove non sono necessari, sarebbe auspicabile."

Fonte di riferimento www.materialitossici.org/

venerdì 16 marzo 2012

L'angolo acuto della satira: la sora Pezzola fa teatro co' li cinesi

Riceviamo e pubblichiamo:

La Sora Pezzola, reggista, ora venne a Prato a fare teatro co' cinesi.
Teatro Composto en Santissima Clara.
Dice che nun piglia quatrini, ma certo non li poteva prenne. Perché se possono prendere solo dopo tre anni de duro lavoro.
Adesso che li ha appena passati, li ha infatti subbito chiesti. E la Provincia subbito, che so' cose de sinistra  fa teatro co' cinesi, s'appronta.

Quando stava ar Manzoni de Pistoia, era direttora artistica der teatro, cor ca...llo che faceva teatro co' li cinesi!
A quer tempo, hai voglia a scrive e scrive alla signora Pezzola, lei cor ca...llo che te rispondeva. Ai cinesi certo nu je risponneva mai. E nemmeno a noi poveracci, mai ce risponneva, e nemmeno ce  faceva lavora'.

E allora, com'è 'sto fatto?
Che è successo alla signora Pezzola, che j'ha preso 'sta voja de teatra' co li cinesi? Co' li poveracci?

Ve faremo sape' presto che vor di' tutta questa prescia e tutta questa attenzione sulla signora Pezzola, che certo venne a Prato perché si sa qui là ce so' tanti cinesi.

Proverò a scriveje ancora, pe' vede' se, anche se nun so cinese, ma fa lavora'.
Io, purtroppo, so' solo romano.

I gerontocrati pratesi non vanno in bici

Qui a Prato siamo amministrati da gerontocrati mentali (ci sono anche gerontocrati mentali giovanissimi), che non sanno nemmeno immaginare di spostarsi per la città in bici. Non ne abbiamo mai visto uno o una con il sellino sotto il sederino.
Ultimamente, grazie al caro carburante, si vedono più ciclisti, ma è sempre più difficile tornare a casa integri spostandosi con le due ruote.
I gerontocrati mentali non lo sanno, perché stanno a Palazzo, ben nascosti, e non si fanno vedere in giro, se non quando fanno finte passeggiate per China Town a farsi fotografare. A loro basta girare per il web o sui media con la loro faccia.
Anche alle prossime elezioni perderemo tempo con la questione dei cinesi a Prato?
Urgono persone capaci e non colluse con forme antiche del potere.
VOGLIAMO PRATO CICLABILE.

Matteo Renzi Horror Show

Continua il delirio Renzi.
Una saga che sembra non aver fine.
Ora c’è quest’altro capitolo dei cimitero orror, un’altra mossa del maschilismo renziano (e della sua untuosa vicinanza alla Curia), e la dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, della sua vera anima politica.
Periodo storico reazionario e bigotto. I diritti e la dignità delle donne sono in serio pericolo.


Un cimitero per i feti: bufera sul Comune di Firenze
Sotto accusa la giunta Renzi. Plauso da parte del Pdl
FIRENZE - Fioccano i no al nuovo regolamento di polizia mortuaria approvato dalla giunta comunale di Firenze nel capitolo in cui si prevede l’introduzione del diritto alla sepoltura dei feti, compresi i prodotti abortivi e i prodotti del concepimento, e la realizzazione di un’area dedicata all’interno del cimitero di Trespiano a Firenze. Agghiacciante, lo definisce la senatrice del Pd Magda Negri. Dal Pdl, invece, si leva un plauso. «Un passo importantissimo verso il pieno riconoscimento del valore della vita», commenta soddisfatto il consigliere comunale del Pdl Francesco Torselli. Un’altra senatrice del Pd, Vittoria Franco, chiede che la scelta sul cimitero dei feti sia revocata. «Che errore quel cimitero dei feti e del frutto del concepimento! - scrive Franco -. Sindaco e assessori di Firenze, vi prego: ripensateci. Non è rispetto ’per le scelte delle persone e delle famiglie, ma una provocazione verso il dramma dell’ aborto e del rapporto delle singole donne con la maternità». «Fate un gesto di vera responsabilità - prosegue - revocate quella decisione insostenibile sotto tutti i punti di vista. Non dividete ulteriormente e inutilmente la città su una questione tanto delicata, che attiene ai sentimenti e alla sofferenza».
«Se passasse in Consiglio una impostazione del genere - afferma Valdo Spini, capogruppo di Spini per Firenze - assisteremmo così alla costituzione di una sorta di ’cimitero degli aborti, qualcosa che alla mia sensibilità personale appare veramente tutto fuori che misericordioso». «Incomprensibile - aggiunge la senatrice Negri - il riferimento a un’eventuale opzione di libertà da parte delle famiglie. Stupisce che una provvedimento più volte ipotizzato da amministrazioni comunali di ben altro segno politico e culturale possa attuarsi in una realtà come Firenze«.
Per il consigliere comunale Tommaso Grassi «il nuovo regolamento cimiteriale è un’offesa alle donne che con l’interruzione di gravidanza hanno percorso una via sicuramente dolorosa e difficile». «Così il Comune si erge a giudice - prosegue Grassi -, e le fa sentire diverse e criminali: ci chiediamo per quale motivo la Giunta Renzi ha deciso di proporre questa ennesima provocazione. Presenteremo sicuramente un emendamento per l’abolizione del settimo capoverso dell’articolo 26 del regolamento, che tratta appunto di ’feti che non siano stati dichiarati come nati morti, di prodotti abortivi e di prodotti del concepimento, un vero e proprio insulto per una Città, come Firenze, che ha fatto della laicità e della difesa del diritto all’autodeterminazione delle donne, oggetto anche del referendum nel 1981, una propria bandiera da sempre». (Il Tirreno).

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.