Fra tabù e ipocrisia, il sesso nel III millennio
Sabato 17 marzo, presso il Teatro La Baracca, a Casale di Prato, andrà in scena Matilda, il ritorno di una puttana, scritto e interpretato dalla drammaturga Maila Ermini, e che conclude la stagione invernale. Come spiega la stessa Ermini, gli spettacoli proseguiranno in estate presso lo spazio del Pereto, attiguo al teatro.
Parlando dello spettacolo di sabato, la regista ci racconta che questa pièce ha una profonda verve comica e paradossale, ed è liberamente ispirata a un episodio veramente accaduto a Firenze, cui è stata aggiunta una nuova parte di drammaturgia, per farne uno spettacolo che andasse al di là del semplice bozzetto teatrale o racconto di vita. Nonostante, quindi, non si tratti di una situazione tipica del teatro vernacolare, il testo è scritto in “lingua” fiorentina - unico caso nella produzione drammaturgia di Maila Ermini -, e questo fa sì che lo spettacolo sia godibile anche a un pubblico meno esperto di teatro impegnato. Infatti, l’impegno civile della regista non viene meno, e la vena comica di Matilda è comunque velata da ombre di amarezza. Si tratta di una pièce estremamente originale, sospesa fra la commedia borghese di Molière e certa commedia all’italiana degli anni Settanta, unendo così cinema e teatro in un gradevole dialogo artistico.
Tema principale dello spettacolo è il paradigma di una vita non autentica, con una donna, Matilda appunto, che ormai in età avanzata decide di ribellarsi a quel conformismo che nella vita l’ha costantemente oppressa, e per questo pensa a sé stessa come a una donna che si è venduta per tutta la vita. Adesso, sopraggiunta la vecchiaia, pensa che vendere il corpo sia meno scandaloso del vendere la propria dignità. Una situazione conflittuale dai toni esistenziali, che però i toni vernacolari fanno gradire anche a un pubblico meno preparato.
L’aspetto “politico” sta proprio in questa vita non autentica, dove l’unica autenticità concessa a Matilda sembra essere il sesso. Ma anche questo è un inganno, perché in realtà, volendo ripensare agli anni Settanta e alla rivoluzione sessuale, nessuna vera libertà è stata donata alle donne. Per cui, prosegue Ermini, la pièce si pone come una sorta di critica al libertarismo di quegli anni.
Infine, ci spiega la regista, questa pièce vuole essere anche una riflessione sulle modalità con le quali oggi si affronta il tema del sesso. I tabù sono ancora molti, e il fatto più grave è che nelle scuole manca completamente l’educazione sessuale.
Oltre a ciò, questo spettacolo ha anche un retroscena autobiografico: la scelta di scrivere un testo sul personaggio di Matilda non è casuale. Come ci racconta, Ermini è stata un’insegnante, ma date le sue aspirazione creative, la riteneva una vita non autentica; e, come Matilda, anche lei si sentiva prigioniera si un sistema a lei estraneo.
Scendendo nei dettagli, lo spettacolo si sviluppa in forma di una riflessione della protagonista che, sola in una stanza, dialoga mentalmente con i suoi familiari. E da questo impossibile dialogo emergono tutte le distanze fra vecchie e nuove generazioni, non solo i figli, ma soprattutto i nipoti, quei giovani d’oggi così disorientati quando si parla di sesso.
Viste le premesse, lo spettacolo si pone in una luce, se vogliamo, scandalosa, perché in tempi di rinnovata pruderie, Matilda è un personaggio poco convenzionale, con il suo coraggio di affrontare il sesso cercandovi una libertà che nella società di oggi è impossibile da trovare, ancora ingessate in ipocrisie e moralismi. E, sul palcoscenico, l’abbigliamento di Matilda, il suo trucco, sono una allegoria della vuotezza di questa vita affogata nell’ipocrisia,
Inoltre, la problematica sollevata dalla mancanza di educazione sessuale, si traduce in atteggiamenti immaturi fra i due sessi, che spesso, da parte maschile, sfociano in irrazionale violenza sulle donne.
E forse, affrontare certe tematiche a viso aperto, potrebbe essere utile se non altro per rafforzare la scarsa maturità delle giovani generazioni.
Vista l’importanza e la non convenzionalità del tema trattato, si consiglia che gli eventuali giovani spettatori siano accompagnati dai genitori.
Niccolò Lucarelli (Pratoreporter)
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