mercoledì 7 marzo 2012

Ci negano il lavoro

Ho saputo che la Fondazione Toscana Spettacolo prende, da ogni provincia toscana, 10 mila euri l’anno. O forse 20 mila?
Quindi, essendo dieci le provincie della Toscana, sono 100 mila euro l’anno. O forse 200 mila?
Più il resto, che non so; non si sa.

Dunque io, che pago le tasse e lavoro nel settore, che mai sono stata inserita con uno spettacolo in questo circuito, non ho nessun ritorno da tutto questo.
Né io né altri artisti professionisti della Toscana.

La Fondazione Toscana Spettacolo - che gestisce in modo assoluto ed esclusivo una sessantina di teatri in questa Regione - chiama i cosiddetti ‘nomi’, da fuori. Chissà se il presidente Rossi sa tutto questo, lui che è il cantore del lavoro toscano. O la signora dottoressa assessore alla cultura della Regione, Scaletti, che fa lavorare molto le compagnie di partito con progetti ad hoc. Molti artisti toscani, posto che si possa fare questa triste divisione, non sono considerati perché non sono nomi. O graditi. O forse per altro che non si sa, o non si può dire.

La sostanza è che i nostri politici non incentivano il lavoro né la cultura del territorio. E l'ultima bozza del piano della cultura parla chiaro.

Badate bene, anche il Comune di Prato, di Destra, fa questi santi errori, chiamamoli così, nonostante il programma sulla pratesità tanto sbandierato; però pur di non farci lavorare per la festa della donna, a noi donne pratesi, preferiscono chiamare compagnie dal Trentino.
Vedasi lo spettacolo che faranno il 9 marzo al Teatro Magnolfi.

Io non ho nulla contro le compagnie da fuori, tutt’altro. Anzi. Nel mio teatro ci sono state e ci saranno, al dio piacendo.
Ma non chiamano chi, come me, è eretica o deve essere punita perché ho parlato che ne so, contro enti, teatri, politica eccetera. Perché ho osato criticare l'ingiusta distribuzione dei nostri soldini.
Anche se sono donna e ho spettacoli sulle donne (sono venti anni che lavoro seriamente su questo argomento); anche se lo avevano promesso. 
Dunque quando parlano di valorizzare il territorio, il lavoro, gli artisti eccetera non bisogna credergli.

Questo spiega, in piccolo, un motivo fra i tanti causa della crisi economica, della stasi italiana: ovvero, lavori solo a certe condizioni: o, come si vede più chiaro e consistente in Lombardia, attraverso mazzette; se i soldi che ti danno li possono reinvestire, in qualche modo o ritornano in parte a loro; oppure se sei un 'partigiano' e quindi funzionale.
Lo stesso dice, solenne e chiara, anche la Corte dei Conti.

Il risultato di questo neo sistema fascista del lavoro è, e parlo solo a livello culturale e della relativa qualità e singificanza, sotto gli occhi di tutti.

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