Poteva andare peggio. Per gli spettacoli per ragazzi c’è
stato addirittura un lieve aumento di pubblico.
Quelli per gli adulti hanno avuto un andamento più
variegato, alcuni molto bene, altri non tanto.
Per un piccolo teatro come La Baracca va più che bene; anzi
forse è strabiliante essere qui da quasi vent’anni.
In questo tempo, e in particolare dal 2004, ma anche prima
molto molto sporadicamente, non abbiamo visto un rappresentante dell’amministrazione
pubblica cittadina, politica e non, forse uno sì ma solo lui, a vedere quello che facevamo, a
chiedere come e perché.
Abbiamo fatto tutto da soli, con le nostre forze, ricevendo
misere briciole dalla Regione, e ancor più misere dal Comune. Siamo stati continuamente umiliati dall'autorità, disprezzati, resi risibili. Il nostro lavoro è stato immancabilmente sottopagato.
A parte il pubblico che ci ha seguito (pure il pubblico coraggioso, che venendo da noi, ha sfidato l'assolutismo dell'informazione, della manipolazione eccetera), abbiamo vissuto come appestati. Come se
fare cultura autonomamente, liberamente fosse una colpa imperdonabile. Come se
dire le cose non fosse possibile.
Abbiamo vissuto e viviamo concretamente in una dittatura. Non temo nel dirlo, di esagerare.
Sono riuscita, con le forze e con i denti, a salvare il
circuito Sipario Aperto, e non mi vanto nel dire che sono stata proprio io, a
impedire che anche questo piccolo circuito alternativo fosse eliminato senza
dolore, sicché vivrà per ancora un anno.
Non mi sono mossa certo per l’entità risibile dei finanziamenti,
in sostanza irrilevanti per l’attività stessa. Ma era importante per far capire
che la dittatura, che a livello teatrale si concretizza nell’esistenza di un
solo circuito, quello della Fondazione Toscana Spettacolo, è aberrante. Strozza
come strozzino. Loro, se vogliono, ti fanno morire artisticamente.
So che in altre regioni si sta realizzando lo stesso
progetto nei vari livelli culturali; che non è un progetto soltanto centralista,
piuttosto dominatore e schiacciante.
In Toscana viviamo al limite della sopportazione. Così, in questo
tempo, sono stata spettatrice della morte di vari artisti, che pure, alcuni di
loro, potevano vantare di appoggi importanti. Invece sono sopravvissuti i collusi con il
potere forte. I furbi molto furbi. Ma sono sempre meno anche loro e la qualità
del lavoro artistico nel complesso è peggiorata, perché dedicano tutto il loro
tempo a tramare per sopravvivere.
In questi anni venti anni ho visto le autorità e simili far il possibile
per soffocare le entità, i gruppi culturali liberi. E così è stato. Penso, ed è un
piccolissimo esempio, al “Giugno con l’arte” a Iolo di Prato organizzato da
Fulvio Silvestrini.
1 commento:
Senza dimenticare, cara Maila, e ti ringrazio tanto, senza dimenticare che la tua 'Storia di Prato' recitata nella scuola elementare dove insegna Riccardo Bonaiuti subí pure l'onta della supervisione del funzionario dell'assessore che ti aveva chiamato a fare lo spettacolo, funzionario inviato dall'assessore - che tristezza da Arcipelago Gulag - a controllare se le cose che dicevi erano ortodosse o no; senza contare, cara Maila, di quella mattina al liceo dove presentasti il libro su Gonfienti e l'autoassessore che pensa solo ai calli suoi ti trattó col piglio da figlio viziato e saccente, con l'arroganza da usato imprenditore, me lo ricordo, che s'inventó l'improvviso appuntamento per sottrarsi alla scena e non prendersi in faccia la risposta che meritava, ed avere di fronte agli studenti l'ultima parola , una vera uscita da gran signore, me le ricordo anch'io queste cose. Cosí pure i vari attori alternativi, che sono tutti collusi e sono fintamente anarchici, fintamente rivoluzionari e fintamente spontanei...e cosí quei registi prodotti da questa cittá, non tutti, grazie al cielo, che credono nel valore dell'ignoranza, e infatti si vede che film riescono a produrre...e poi l'altro assessore che organizzó l'appuntamento alternativo sul sacco di Prato contemporaneo al nostro spettacolo, pur di non lasciarti il primato sull'argomento. Per non parlare poi pure di quest'invitino stitico prossimo venturo presso il Magnolfi a Nuova Scena Toscana. Ahó? Ma nuova de che?
Mi chiedo dove saranno tutti 'sti personaggi tra venti o quarant'anni: forse ancora incollati a qualche poltrona o riposti in un gran cestino della carta straccia, dove il potere butta i suoi figli-fogli usati, per un coscienzioso riciclo.
Gianfelice D'Accolti
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