In Toscana è molto in voga la cosiddetta cultura popolare, e spopolano i cantori gli interpreti gli attori cosiddetti popolari. Quelli che improvvisano, quelli 'naturali'.
Oggi la cultura popolare, quella dei canti dell'aia, quella del mio bisavolo cantore in ottava rima e chitarrista Attilio Benvenuti di Figline Valdarno, non esiste più. Né può più essere riproposta negli stessi termini.
Come non esiste più, non può più esistere il teatro popolare di 'Gallina Vecchia' di Novelli, tanto per intenderci.
Come non esistono veri interpreti popolari.
Oggi chi canta 'sull'aja' fa un'operazione falsa e ridicola se non la inserisce in una rivisitazione della passata produzione artistica.
Oggi chi presume di fare il novellatore alla maniera antica falsa l'arte e la realtà, se non premette che si tratta di un ripercorrere il tempo che fu.
Oggi la cultura popolare non può altro che cantare la Toscana del Cemento; la Toscana rovinata e falsificata dalla mistificazione del filare di cipressi; oggi la cultura popolare non può che cantare la cultura che ci viene sottratta, l'impossibilità di creare come facevano i nostri antenati.
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