Casale si è completamente trasformata da quando hanno aperto, negli anni '90, il Casello di Prato Ovest. Questa l'ha cambiata più la nuova urbanizzazione messa in atto a partire dagli anni '80.
Da estremo paese di 'frontiera' con la provincia di Pistoia, è diventato un paese lambito dal passaggio delle macchine e, anche grazie al mio teatro, frequentato.
La gente di Prato, ma anche d'altrove, viene a Casale quasi esclusivamente perché c'è il Teatro La Baracca.
Dunque la storia di Casale è anche la storia del mio teatro, almeno da ventidue anni a questa parte. Di questa vicenda un giorno scriverò. Per ora basti dire che all'inizio nessuno pensava che quella 'baracca' si sarebbe trasformata in teatro. La gente, quando insieme a mio padre facevo i lavori di ristrutturazione, ci prendeva in giro al sapere che sarebbe diventato un laboratorio teatrale o addirittura un teatrino.
A Casale non c'era niente e ancora non ci sarebbe niente se non i soliti circoli, la solita contrapposizione fra circolo Arci e Acli. Oggi però Chiesa e Partiti vanno a braccetto.
Il Teatro La Baracca è il motivo per cui molte persone vengono a Casale, ma soprattutto il motivo per cui molti non mi hanno amata. Solo col tempo, con gli anni hanno accettato questa presenza fastidiosa.
Ho subito anche aggressioni verbali e una volta quasi una fisica.
La partitica locale non ha mai frequentato il teatro, l'ho scritto tante volte. Esso non è schierato con nessuno e quindi non serve a niente. Non solo non avrebbero voluto che nascesse, ma se il teatrino scomparisse, oh, molti politichuzzi locali scalatori sarebbero contenti. L'ostinazione con cui fanno finta che non esista, la volontà di affossarlo dimostra che la cultura è per il potere solo fatto strumentale che deve valorizzare la loro esistenza e aiutarli nel raggiungere o a rimanere nelle poltrone.
Con la Chiesa ci sono stati problemi, siamo confinanti, ma ora c'è una buona tregua, a parte la prepotenza a volte di coloro che fanno le feste in parrocchia, per cui addirittura i casalesi protestano e mi scrivono. E' una parrocchia davvero rumorosa.
In questi giorni sui giornali locali hanno parlato del campino di calcio comunale che c'è a Casale e qualcuno ne ha scritto senza saperne la storia.
La valorizzazione del campino comunale, abbandonato di fatto o almeno impraticabile, è partita solo dalla sottoscritta e non dal Circolo Arci, che sostiene i ragazzi che raccolgono le firme per avere in gestione il campino, come sarebbe auspicabile che fosse. Basta leggere gli articoli a cui rimando sotto.
Il motivo è semplice, e non perché io sono più brava di altri: due anni fa i ragazzi, non potendo andare nel campino comunale, frequentavano quello della parrocchia, che però non è idoneo per giocare veramente a calcio; non ci sono le regolamentari protezioni. Le continue pallonate ci davano fastidio e protestammo.
Suggerii ai ragazzi di utilizzare il campino comunale; furono loro a dirmi che il campino era impraticabile perché non curato.
Allora dissi loro di raccogliere le firme, anche perché avevo telefonato alla Presidente della Circoscrizione Peris, che oltre a darmi questa soluzione, aggiunse che la competenza era dell'assessorato all'ambiente, ossia a Borchi, il quale però, commentò lei, si occupava solo di 'piante' e non di campini di calcio.
Ad alcuni di loro dissi anche di farsi sostenere dal Circolo Arci nella raccolta delle firme, piuttosto che dalla sottoscritta. Primo perché non volevo passare come colei che rompe sempre le scatole, poi perché avevo sensibilizzato la Presidente della Circoscrizione, affinché in qualche modo si interessasse della faccenda.
Per due anni non ne abbiamo saputo nulla, però io sempre sono sempre rimasta in contatto con i ragazzi e ne abbiamo parlato, ogni tanto.
A causa delle mie proteste -ma non solo, so di mamme che passando con passeggino dalla proprietà della parrocchia hanno rischiato di prendere pericolose pallonate e di altri parecchio irritati per il pallone che finiva sulla strada e sulle macchine, e anche credo per comportamenti poco ortodossi da parte di alcuni giovani in una proprietà religiosa, fatto sta che i ragazzi hanno abbandonato il campo del prete, dove ora giocano ragazzi piccoli o quando giocano i grandi sono molto corretti e civili -hanno ripreso la proposta che lanciai ad alcuni ragazzi.
Ora la partitica strumentalizza questa necessità (di cui comunque appoggio la soluzione richiesta), ma si capisce, siamo a ridosso delle elezioni; ha poi gioco facile, perché in questi anni non è stato fatto nulla al riguardo.