Vedere il processo per il naufragio della nave Costa Concordia, che ha causato la morte di 30 persone e 2 dispersi, che si celebra in un teatro, quello di Grosseto (alcuni giornali lo trasmettono in Internet), dà alcuni spunti di riflessione.
In primis sul processo stesso e, ormai banali nel senso di comunemente acquisiti: si è scelto il teatro come luogo del processo perché era necessario avere a disposizione uno spazio adeguato per il numero delle persone coinvolte; trasmettendolo poi in diretta, si sottolinea la eccezionalità di una tragedia che ha avuto echi internazionali.
Ma soprattutto mi dà da pensare rispetto al luogo e al suo significato: il teatro, in quanto spazio per lo spettacolo, conferisce al processo un'aura surreale e trasforma dubbiosamente la realtà, ossia avviene l'opposto che con il teatro come espressione artistica: mentre la convenzione teatrale rende vero quello che è finzione, paradossalmente qui, dove la convenzione teatrale scompare, il luogo fa diventare finzione, in-credibile ciò che è vero.
Assolutamente da non ripetersi.
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