L'assessore Beltrame ha dichiarato che la cultura è il motore della nostra crescita, della crescita della città; Massimo Carlesi l'ha contestata, dice in sostanza che in questi anni è stato agitato solo fumo.
In questi anni noi che facciamo cultura in periferia, con le nostre forze come ieri sera, non abbiamo visto nessuno dei due.
Questo è un fatto. Eppure li abbiamo invitati tante volte. Nessuna autorità che venisse a riconoscere quello che è rimasto l'ultimo avamposto di cultura in città fuori dal centro, se si esclude qualche sparuta iniziativa presso i soliti circoli.
Non crediamo più alle vostre chiacchiere. Qui si fatica semplicemente per resistere, per mangiare.
Cosa volete che ce ne importi di questa guerra fra fazioni, in cui ognuno combatte per rimanere in sella?
Caro Massimo, la tua compagna di partito, Luisa Peris e compagnia, ci ha completamente snobbato in questi anni; e così hanno fatto gli altri.
Qualcuno sostiene che Beltrame (confesso una mia debolezza nei suoi confronti, la amo e la odio, è megalomane ma ha temperamento), che Beltrame ha tagliato i ponti con certo sistema di Sinistra; può darsi, ma non mi sembra proprio; il sistema persiste, purché modificato (lei stessa voleva creare il 'sistema della cultura' in città): si veda il Metastasio, dove la direzione e la presidenza snobbano gli artisti locali. I professionisti.
Nessuno di loro ha visto un'opera come Cafiero Lucchesi. E naturalmente nemmeno è stata presa in considerazione per la stagione. (Solo l'assessore Pieri ha avuto il coraggio di portarlo a Officina Giovani).
Magelli, Luconi, Cecchi: fanno finta che non esistiamo. Cecchi nemmeno ha risposto alla lettera in cui chiedevo attenzione per la mia opera. Solo una volta ho visto Magelli a La Baracca; per il resto si vedono in giro solo per fare promozione al teatro centrale. Tutto in funzione del centro, della centralità, di loro stessi; gli altri possono pure crepare!
Mi sembra che a un sistema se ne sia sostituito semplicemente un altro. Prima c'era Tiezzi e ci guardava dall'alto in basso come se fossimo cacche; questi no, ma la sostanza non cambia.
Ricordo assessori che sono venuti nel mio teatrino, e ridacchiavano. Ridacchiavano perché dicevo loro che avrei fatto il teatro nel pereto, e mostravo loro il piccolo spazio. Eppure la gente è incantata nel pereto, è un piccolo spazio, ma bellissimo, la gente dopo lo spettacolo non se ne va, la devi mandare via!
Ricordo assessori che sono venuti nel mio teatrino, e ridacchiavano. Ridacchiavano perché dicevo loro che avrei fatto il teatro nel pereto, e mostravo loro il piccolo spazio. Eppure la gente è incantata nel pereto, è un piccolo spazio, ma bellissimo, la gente dopo lo spettacolo non se ne va, la devi mandare via!
Sì, ogni tanto ci danno un contentino; quest'anno la stagione del nostro piccolo teatro è stata 'pubblicizzata' dal Comune, e io faccio uno spettacolo. Nel passato era esattamente lo stesso. Ma sono contentini frutto, tra l'altro, di battaglie molto faticose, che tolgono energia.
Era il minimo del minimo che si poteva fare per chi sta sulla barricata da più di vent'anni. Che offre un servizio alla città! Un servizio che in vent'anni non è costato che quasi nulla!
Carlesi lo sa, ci siamo conosciuti bene.
E' stata distrutta ogni spinta culturale che non venisse da loro, da Destra o da Sinistra. Non ci sono più spazi alternativi, non c'è più niente da anni. Ora è poi il deserto e non so come fa ancora ad esistere il mio teatro, anche ieri sera un po' di gente c'era, un miracolo.
Di cosa dunque parlano questi signori? Cosa ne sanno della cultura?
Senza contare che nulla è stato fatto per Gonfienti, che avrebbe dovuto esser la priorità delle priorità, nemmeno dal signor Nesi, da NESSUNO. Anni perduti, amicizie incrinate, litigate, oltre al lavoro che è stato speso. Risultato? NIENTE.
Cosa dire poi del fallimentare PECCI? Il vuoto assoluto. La cosa migliore che si possa pensare di questo museo è che ormai è diventato simbolo dell'arte moderna, inutile e brutta, marchettara, indecifrabile e inspiegabile per i cittadini.
Voi continuate il gioco del potere, continuate a intendere la cultura come vetrina nonostante tutto, mentre noi siamo qui a mettere insieme il pranzo con la cena, con le ossa rotte perché facciamo tutto da soli, tutto, da vent'anni (ma siamo partiti prima, e posso dire da trentacinque anni), senza nessun incoraggiamento, nessun conforto, anzi!, e sappiamo sulla nostra pelle cos'è la cultura.
Io ho diritto di parlare di cultura, molti altri dubito.
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