mercoledì 19 giugno 2013

La Notte Nera della Periferia 3: Galciana

Galciana, questo grande paesone della città di Prato, ha la sua storia, anche se non si vede, deturpata nel '900 dalla disordinata espansione industriale che ha contraddistinto tutta Prato.
Sembra sia figlia dei Longobardi, che ci coltivavano il riso.
La sua storia risplende un po' nella vecchia chiesa di S.Pietro, di un romanico delicato e commovente, di cui nessuno si cura, visione che peraltro viene sciupata dall'orribile chiesa moderna che le hanno costruito accanto.

La cittadina ha un po' di respiro grazie alla sede della Circoscrizione Ovest e, soprattutto alla biblioteca, punto di riferimento non solo degli abitanti di Galciana.

I testimoni di Geova che ci hanno costruito una sede importante non producono attività culturale, ma solo traffico e caos in occasione delle loro ricorrenze.

Per il resto, a parte la Pro Loco che piuttosto negli anni passati si è curata di sfilate di moda, i soliti circoli piuttosto malandati, non ci risulta pervenuta nessuna vita culturale o altro. In particolare dal declino, anzi dallo smantellamento avanzato delle circoscrizioni si potrebbe quasi parlare di morte civile e degrado in atto (e non solo per colpa dei cinesi).

Non sappiamo prevedere cosa succederà quando il discusso ospedale che le hanno costruito in pancia sarà messo in funzione.

Al momento è soprattutto un dormitorio, dato che i tessitori rimasti sono davvero pochi e le vecchie grandi fabbriche sono state trasformate in appartamenti.

L'ex-cinema non diventerà teatro perché i soldi non si sa che fine hanno fatto, così come si legge in questi articoli del Il Tirreno:

"Niente centro di aggregazione a Galciana. Altre case al posto del teatro. C'era una volta il "Cinema Nuovo" a Galciana, tanto frequentato dalla gente negli anni Sessanta. Doveva diventare un teatro di periferia (a Prato fuori dal centro c'è solo "La Baracca" di Casale) con 200 posti, negli spazi di proprietà della Curia e facenti capo alla parrocchia di don Luca: di quei 774mila euro stanziati all'epoca della seconda giunta Mattei non se ne sa più nulla. Un centro di aggregazione che i galcianesi aspettano da anni, un intervento voluto dalla Circoscrizione e dalla Curia che l'amministrazione l'avrebbe concesso in comodato per una ventina di anni. «Un impegno che rischia di saltare - fa sapere il presidente Mosca - perché sarebbe intenzione dell'amministrazione costruirci lì degli appartamenti. Una promessa non mantenuta». (!8/06/2011).

"PRATO. Il Comune decide di non onorare una convenzione con la Diocesi per la ristrutturazione del teatro di Galciana, lasciando incredulo il parroco Don Luca Rosati. Tecnicamente l'operazione è un ristorno come spiega immediatamente l'assessore ai lavori pubblici, Roberto Caverni.  «Abbiamo deciso di non versare i 770 mila euro in cambio del comodato d'uso ventennale del teatro inizialmente previsti perché esiste una norma specifica che impedisce agli enti locali di impegnare risorse in beni appartenenti a terzi. Sul contratto stipulato dalla scorsa amministrazione nel lontano 2005 si potrebbe pertanto ipotizzare un profilo di irregolarità». Chiaro il concetto. Di fronte ai vincoli di finanza pubblica Caverni e i suoi colleghi hanno deciso di non correre il rischio di vedersi mettere gli occhi addosso dai giudici della Corte dei Conti. Solo una questione di metodo? Difficile immaginarlo, almeno ad ascoltare le parole di Caverni: «Dobbiamo già provvedere a tanti, troppi spazi dedicati ai teatri a fronte, invece, di disponibilità di bilancio calanti». E proprio nel merito viene ribaltata questa analisi da Don Rosati. «Se il problema è avere troppi teatri potremmo pensare ad eliminarne qualcuno in centro. Penso che sia un errore cancellare in toto l'aspetto culturale in una zona già di per sé povera di spazi d'aggregazione. Anche soltanto pensando al nuovo ospedale il Comune dovrebbe agire per riqualificare la circoscrizione Ovest». Il parroco di Galciana non vuole surriscaldare gli animi. All'amministrazione rivolge soltanto un'accusa di indelicatezza per aver cambiato le carte in tavola. E, cosa ben peggiore, senza alcuna comunicazione ufficiale al diretto interessato. Il punto apicale d'amarezza Don Rosati lo raggiunge quando pensa a tutto l'impegno sprecato in 6 anni. «C'è stato un rimpallo e un tergiversare assolutamente incomprensibile» dice sconsolato. Inutile il lavorio della parrocchia, che di suo si era già messa d'impegno per presentare un progetto meno oneroso, scendendo nel budget. Non è bastato per evitare il ritiro unilaterale del Comune. Contro il quale Don Rosati pensa di investire i suoi superiori per programmare delle mosse a cautela della convenzione". (C.A.Poli, 11/11/2011)

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