giovedì 1 luglio 2010

DECADENZA

Le notizie che si susseguono a livello locale in un luogo sono le stesse ormai che si possono leggere altrove. Per cui prendete un giornale qualsiasi, di una città qualsiasi italiana, e ormai purtroppo troverete le stesse notizie. Con lievi differenze, direi piuttosto solo sfumature diverse.
Triste unità.

La vicenda della Cascine di Tavola, a Prato, volute da Lorenzo il Magnifico e gestite disastrosamente dai nostri incompetenti e vani amministratori, è emblematica.

Mariti e figli che entrano in campo, in una triste, misera, decadente operetta italiana.
Gli anziani che si occupavano della sicurezza sono stati cacciati; al loro posto, a dare un tocco di autorità e di 'sicurezza', sono stati chiamati i carabinieri in congedo.
Evviva.
Intanto le Cascine di Lorenzo aspettano il vero recupero, una qualche dignità: aspettano altri amministratori, s’intende, di cui ancora non vediamo proprio la nascita.

Scoppia la polemica sulle autorizzazioni dopo “Cascine in festa”: Secondo lo Sportello attività produttive del Comune solo il Consorzio pasticceri aveva i permessi di vendita

Iniziativa promossa da tre consiglieri Pdl della circoscrizione e inserita nella Prato Estate Calussi (Pd): «Fatto grave»

PRATO. Hanno cucinato carne alla brace, cenato all’aperto e sparato i fuochi d’artificio. Hanno fatto divertire 15.000 persone nell’ultimo weekend, secondo stime azzardate dagli organizzatori. Meno si sono divertiti invece gli anziani del parco delle Cascine di Tavola che, all’indomani di “Cascine in festa”, si sono armati di pazienza per staccare dalla corteccia degli alberi i volantini della festa. «Per non parlare della sporcizia lasciata - fa notare Michele G., che fino a marzo scorso aveva la sorveglianza del parco - tra bottiglie dappertutto, tracce di petardi sparati e il viavai di furgoni per il montaggio e smontaggio degli stand. Ma questo è un parco urbano dove si passeggia, non certo un giardino pubblico per cenare o pranzare. Ma chi ha dato i permessi?». La macchina dell’organizzazione l’hanno messa in piedi tre consiglieri Pdl della Circoscrizione Sud: Gabriele Borchi (figlio del vicesindaco), Pamela Bicchi e Maurizio Bernocchi. Sulla locandina di “Cascine in festa” campeggia il logo del Comune ed è il vicesindaco Goffredo Borchi a spiegare il perché. «Di fatto è una manifestazione promossa da alcuni consiglieri del Pdl in Circoscrizione e inserita nella programmazione della Prato Estate dell’assessorato», chiarisce Borchi. Mentre per il figlio Gabriele, «i consiglieri che l’hanno organizzata non erano in veste politica, bensì privata». Ma sui permessi per i banchini di Coldiretti, Consorzio Pasticceri e altri, ha qualcosa da dire il Suap, lo sportello attività produttive del Comune. E qui arriva la patata bollente. Perché al dipendente dell’ufficio Massimo Lago risulta che solo «il Consorzio Pasticceri ha richiesto l’autorizzazione per la somministrazione alimentare». E gli altri punti ristoro non dovevano avere i permessi del Comune? Di sicuro dal Suap gli organizzatori non sono passati. «Rientrava tutto nella Prato Estate», ribadisce Borchi junior. Il dubbio che sorge però a questo punto è un altro. «Sarebbe grave l’inserimento di una festa di partito in una programmazione culturale dell’amministrazione - avverte Maurizio Calussi, consigliere comunale del Pd che bene conosce il quartiere Sud - come gruppo consiliare faremo tutte le opportune verifiche del caso». Certe lamentele da parte di chi frequenta il parco comunque suonano strane al vicesindaco Borchi, al quale viene il sospetto di una strumentalizzazione. «Tutte queste storie sono state montate da alcuni personaggi», riferendosi a Slow Food (l’ex fiduciario Alessandro Venturi è marito di Luisa Peris, presidente della Circoscrizione Sud), che ha in gestione l’osteria dentro il parco. «Ma - annuncia Borchi - sarà meglio andare a rivedere i termini della concessione che è prevista fino al 2013. Non esiste che un’amministrazione possa stipulare contratti di gestione così lunghi e non mi risultano atti in Comune». Una nota polemica anche sul ristorante: «E’ previsto che possa rimanere aperto 6 mesi l’anno, ma la gente di Tavola vorrebbe che funzionasse di più». Dunque un’occhiata ai termini della concessione Borchi l’ha data. (Il Tirreno).
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