Il termine cinico (kynicos) deriva dal greco cane (kyon), animale verso cui questi antichi filosofi sentivano una naturale comunanza; oppure “cane” era il termine sprezzante con cui i seguaci di questa filosofia venivano apostrofati dai loro concittadini e dagli altri filosofi; o magari deriva dal Cinosarge, la scuola dove si insegnava questa filosofia. Quale che ne sia l’origine con Cinismo si definiva la naturale idiosincrasia di questi antichi pensatori verso ogni convenzione.
« Durante un banchetto gli gettarono degli ossi, come a un cane. Diogene (di Sinope ndr), andandosene, pisciò loro addosso, come un cane. »
(Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi,VI,46)
(Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi,VI,46)
Vivere come cani randagi, sfacciatamente istintivi e vicini alla Natura, e nel contempo mostrare tutto il disprezzo per gli agi cui gli Ateniesi si erano ormai incatenati: questo fu il loro insegnamento e stile di vita.
Autocontrollo (Enkràteia), ovvero la forza d’animo come antidoto alla passione per il superfluo; autosufficienza (Autarcheia) ovvero sapersi rendere indipendenti dagli altri; esercizio (Askesi, da cui ascesi) per corroborare l’autosufficenza e l’autocontrollo. Queste le tecniche usate dai cinici per evitare di rammollirsi inseguendo il superfluo.
Autocontrollo (Enkràteia), ovvero la forza d’animo come antidoto alla passione per il superfluo; autosufficienza (Autarcheia) ovvero sapersi rendere indipendenti dagli altri; esercizio (Askesi, da cui ascesi) per corroborare l’autosufficenza e l’autocontrollo. Queste le tecniche usate dai cinici per evitare di rammollirsi inseguendo il superfluo.
Diogene di Sinope fu il primo a coniare il termine Cosmopolita (”sono cittadino del mondo intero”) in un periodo in cui l’appartenenza alla Polis determinava l’identità individuale. Per Diogene ed i Cinici la patria di ogni uomo è il mondo intero. Volevano poi dimostrare come la Civiltà fosse un fenomeno regressivo, in quanto imponeva agli uomini di vivere in modo ipocrita ed innaturale, allontanandoli dalla felicità tramite dannose convenzioni sociali come la proprietà, la reputazione, la decenza, la fama etc…
Anche la Scienza (in quanto forma di vanità) fu oggetto di disprezzo da parte Diogene il Cinico, anticipando così di qualche millennio Nietzsche che affermava:
“L’umanita’ non presenta una evoluzione verso qualcosa di migliore o di piu’ forte o di piu’ elevato nel modo in cui oggi questo viene creduto. Il ‘progresso’ è semplicemente un’idea moderna, cioe’ un’idea falsa” (L’Anticristo) e
“La metafisica, la morale, la religione, la scienza… vengono prese in considerazione solo come diverse forme di menzogna: col loro sussidio si crede nella vita” (Frammenti Postumi).
Anche la Scienza (in quanto forma di vanità) fu oggetto di disprezzo da parte Diogene il Cinico, anticipando così di qualche millennio Nietzsche che affermava:
“L’umanita’ non presenta una evoluzione verso qualcosa di migliore o di piu’ forte o di piu’ elevato nel modo in cui oggi questo viene creduto. Il ‘progresso’ è semplicemente un’idea moderna, cioe’ un’idea falsa” (L’Anticristo) e
“La metafisica, la morale, la religione, la scienza… vengono prese in considerazione solo come diverse forme di menzogna: col loro sussidio si crede nella vita” (Frammenti Postumi).
Resta famoso l’incontro di Alessandro Magno con Diogene. Il primo gli chiese se ci fosse qualche suo desiderio che avrebbe potuto esudire. Diogene gli disse allora di togliersi di torno, che la sua ombra gli stava impedendo di godersi il sole. Da vero cinico, Diogene non riconobbe nè la fama, nè l’immenso potere di Alessandro Magno. L’unico episodio recente che possa vantare una qualche analogia è il lancio della scarpa contro Bush.
Ancora più interessante forse è la genesi del cinismo.
Questa filosofia nasce e torna poi di moda quando la decadenza comincia a degenerare il tessuto sociale: prima nelle Polis greche poco prima della conquista romana, e successivamente all’interno dello stesso impero romano all’epoca del suo declino.
Quando la mollezza corrompe gli animi, quando la sfacciata vanità delle elites pretende di erigersi a modello unico, quando l’ideologia diventa un fattore non più difendibile per nascondere miserie e bassezze, ecco affacciarsi la necessità di contrapporre valori e comportamenti diversi. Ieri come oggi chi lo fa viene tacciato di cinismo, di denigrare il buon andamento sociale, di volere alterare degli equilibri considerati solidi nonostante tutta una serie di indicatori (compreso il buon senso) suggeriscano il contrario.
Questa filosofia nasce e torna poi di moda quando la decadenza comincia a degenerare il tessuto sociale: prima nelle Polis greche poco prima della conquista romana, e successivamente all’interno dello stesso impero romano all’epoca del suo declino.
Quando la mollezza corrompe gli animi, quando la sfacciata vanità delle elites pretende di erigersi a modello unico, quando l’ideologia diventa un fattore non più difendibile per nascondere miserie e bassezze, ecco affacciarsi la necessità di contrapporre valori e comportamenti diversi. Ieri come oggi chi lo fa viene tacciato di cinismo, di denigrare il buon andamento sociale, di volere alterare degli equilibri considerati solidi nonostante tutta una serie di indicatori (compreso il buon senso) suggeriscano il contrario.
Se il declino delle Polis e dell’impero romano offrirono ottimi stimoli per lanciare questo graffiante e anticonformista modo di pensare, sicuramente i giorni nostri ne possono offrire altrettanti, se non di più. In un mondo lanciato verso il consumo infinito e l’ostentazione coatta, un ritorno a principi cinici come autocontrollo e autosufficienza (ovvero modestia nei consumi e indipendenza culturale e politica) sono dei valori ormai irrinunciabili per chi tenta di intravvedere un’alternativa.
Insomma forse dovremmo tutti diventare un po’ più cinici.
“Fare i cinici è pure un modo di dare leggerezza alla vita quando comincia a pesare.”
Luigi Pirandello, Diana e la Tuda, 1926
Luigi Pirandello, Diana e la Tuda, 1926
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