sabato 19 marzo 2011

LA GUERRA A CASA NOSTRA

E dunque, almeno che non cambino le cose, abbiamo la guerra sotto casa. L'Italia pronta a lanciare missili, a mettere in campo portaerei. Il giorno dopo della festa dei 150 anni.
E questo anche grazie a una classe dirigente incapace, che traffica massimamente con i propri affari, che tratta dei propri affari, che sostiene ed è sostenuta dai propri clan, che dà potere e ne riceve dalla proprie puttane (e quando parlo di puttane intendo donne e uomini indistintamente), una classe dirigente incapace di tenere una linea politica estera dignitosa e non meramente affaristica. Una classe dirigente ignorante e volgare.
L'Italia vuole esserci in questa guerra contro il dittatore Gheddafi, un signore farneticante di sé, come tanti ne abbiamo visti nascere in questi anni, che ha soggiogato il popolo mettendolo nella disperazione, dittatore che in questi anni è stato trattato con i guanti bianchi dal governo italiano, che è stato fatto accampare con i suoi soldacci e le sue follie, a cui sono state aperte le banche, i consigli di amministrazione, casse di partito affinché le riempisse, insomma è stato fatto di tutto e di più. Vere e proprie porcherie con il suo sostegno, il nostro sostegno.
E ora la guerra contro di lui, in pieno Mediterraneo.

Intanto i poveracci affrontano le traversate di morte per scappare da mondi impossibili, stati illiberali e sfruttatori, schiavisti, e la comunità internazionale finora non è stata capace di fare alcunché, non si è posta veramente la domanda, non ha risposto a tanta  disperazione.

E anche è assurdo che una piccola isola come Lampedusa debba sopportare la violenza di tutto, l'incapacità dei nostri politici.

Il ministro Maroni, hanno ragione i lampedusani, dovrebbe dimettersi. E insieme a lui anche Frattini, che non può evidentemente pensare con la sua testa, è felice ora che a Bruxelles gli hanno dato ragione per il crocifisso (ribaltando completamente la sentenza precedente!), e tanto gli basta a lui per essere il ministro degli esteri, evidentemente anche della Santa Sede, che esulta per il risultato, ma tace insieme a Berlusconi sulla guerra.

Tutto questo dà, dopo gli eventi giapponesi, l'esatta consistenza del nostro cosiddetto essere 'liberi cittadini' in paesi cosiddetti democratici.


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