lunedì 7 marzo 2011

Cacciari, lo pseudo- filofoso beghino

 Pubblico questa perla relativa al prossimi festeggiamenti del 17 marzo. Dalle parole dell'ex sindaco di Venezia si capisce che un conto è insegnare filosofia, un conto essere filosofi.  Lui non lo è. Non basta aver frequentato il liceo classico, non basta essersi laureati bene e di conseguenza far parte della casta per essere filosofi. Questa gente appartenente alla presunta intellighenzia è responsabile, quanto Berlusconi, dell'abbrutimento di questo paese. Ci mancava anche il Cacciari beghino che dichiara che le uniche feste sensate sono quelle religiose!

 Dal Corriere della Sera. Cacciari: «Non festeggio il 17 marzo»

L'ex sindaco di Venezia: «Le uniche feste sensate sono quelle religiose. E poi questo paese non è mai stato unito». Il filosofo: «Pd, Pdl e Lega sono aborti di partiti, altro che Dc o Pci». E a Milano sosterrà il candidato sindaco di Fli


MESTRE – Non c'è alcun dilemma sui festeggiamenti del 17 marzo. «Non lo festeggio. Punto e basta». Massimo Cacciari lo dice così, quasi la frase non fosse destinata a creare polemiche. «Le uniche feste sensate sono quelle religiose, non vedo di che cosa stiamo discutendo, se l'università fosse aperta andrei a fare lezione regolarmente». Detto questo, di fronte alla platea degli studenti del Liceo Classico Franchetti di Mestre che insieme alla Fondazione Pellicani ha organizzato due giornate di dibattito sul federalismo con la partecipazione oltre che di Cacciari, degli storici Piero Bevilacqua e Alberto Melloni parte la puntualizzazione. «Va sottolineato però che al di fuori dell'Unità d’Italia lo scenario molecolare, individualista e disgregatore di questo paese, sarebbe solo più forte e avrebbe ripercussioni negative proprio sulle generazioni più giovani, i cui sogni si possono realizzare solo nell'unità del paese».
Per Cacciari infatti è necessario dare risposte concrete perché le «ridicole chiacchiere federaliste di destra e di sinistra non servono a nulla» e finiscono per portare sul rogo le immagini di Giuseppe Garibaldi. «L'Italia non è mai stato un paese unito fin dalla sua origine - aggiunge Piero Bevilacqua - per anni gli italiani si sono identificati nel partito comunista o nella democrazia cristiana che con le loro feste e i loro riti davano un senso di appartenenza». E con la scomparsa dei due grandi partiti di fatto il paese è tornato al suo stato originale: quella della totale frammentazione. «L'evento di tangentopoli ha portato a una catastrofe politica di cui è difficile immaginare la proporzione - continua Cacciari - dopo il Pci e la Dc non ci sono più stati partiti radicati sul territorio: quegli aborti che ci sono adesso, che si chiamino Pd o Pdl o Lega, non sono in grado di dare alcuna risposta». E' anche per questo che l'ex sindaco di Venezia ha deciso di sostenere il candidato indipendente di Futuro e Libertà a Milano contro il Pdl di Letizia Moratti e il Pd di Giuliano Pisapia. Cacciari comunque avverte che quella è una scelta esclusivamente milanese. «Il Pd ha scelto un candidato incapace di guardare al centro e non è riuscito a costruire una maggioranza condivisa come invece è successo a Venezia dove un'ipotesi di un candidato indipendente non avrebbe avuto senso», conclude il professore.
Al.A.
04 marzo 2011

1 commento:

Anonimo ha detto...

Prof. Cacciari,
e il Primo Maggio non lo festeggi? che non é festa religiosa , ma altrettanto importante? e il 25 Aprile non lo festeggi? e il 4 Novembre? mio nonno ci rimise una gamba nella grande guerra per venire a fare l'Italia unita. É forse meno importante ricordare i sacrifici di gente comune, a volte con l'ideale sbagliato, a volte costretta, ma sempre lá nel fango di una trincea? e l'otto marzo delle donne morte nell'incendio della fabbrica? non quello confezionato dalla pubblicitá e dalla propaganda.
Professore, forse hai ecceduto nella considerazione che solo le feste religiose abbiano un senso. Vorrei chiederti il senso della festa del Natale, oggi. Non sarebbe meglio abolirlo, come Toni Comello scrisse anni or sono al Papa di fare? Santo Padre, lo abolisca, dica basta a questo sperpero, a quest'orgia di consumi, quest'anno dica no: che non ce lo meritiamo il Natale, che non abbiamo capito nulla...abolire il Natale; e forse ricomincerebbe daccapo qualcosa, forse edificheremmo di nuovo una umanitá piú vera.

Gianfelice D'Accolti

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