Ecco l'articolo dell'assessore Buricchi di Carmignano, uscito oggi su La Nazione, che risponde alla lettera del Prof. Centauro che abbiamo già pubblicato. Trascriviamo anche la contro-risposta del professore. Di nostro aggiungiamo questo: per primi abbiamo osservato che l'apertura del museo di Carmignano doveva essere fatta anche, almeno anche, in Provincia di Prato. O si deve andare solo da chi dà i soldi? Non si pensa anche alla comunità?
Sosteniamo anche noi che il museo dei reperti di Gonfienti deve essere a Prato, e non si tratta di sterili polemiche provinciali, perché non facendolo, si diminuisce l'importanza storica della città etrusca sul Bisenzio , e non si passa ai fatti, ovvero all'apertura di un parco archeologico in loco.
Tra l'altro osserviamo questi punti che si possono trarre dalle dichiarazioni di Buricchi:
Sosteniamo anche noi che il museo dei reperti di Gonfienti deve essere a Prato, e non si tratta di sterili polemiche provinciali, perché non facendolo, si diminuisce l'importanza storica della città etrusca sul Bisenzio , e non si passa ai fatti, ovvero all'apertura di un parco archeologico in loco.
Tra l'altro osserviamo questi punti che si possono trarre dalle dichiarazioni di Buricchi:
1. Fabrizio Buricchi confida che i reperti di Carmignano sono stati restaurati a Prato: ma dove, se non all'Interporto? Si presume al Mulino dell’Interporto, altrimenti dove? E' regolare questa procedura? Non è uso improprio della struttura dell'ex-Mulino data dalla società Interporto in comodato gratuito, ma con costo annuo gravante per oltre €. 100.000 nel bilancio di quella? La Soprintendenza avrebbe dovuto usare quelli spazi esclusivamente per laboratorio dei soli scavi pratesi, o come?
2. L’assessore non dice dell’apertura del polo museale interprovinciale -che affiancherà tra non molto il museo aperto provvisoriamente l'altro ieri-: ma quello con quali reperti?
Si ricorda che la direttrice degli scavi, la signora Poggesi, ha rifiutato nel 2009 l’antiquarium di Villa Niccolini dove esiste da tempo (per ora sospesa) un’opzione di acquisto da parte del Comune di Prato.
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Risposta all’ass. Fabrizio Buricchi del Prof. Giuseppe Centauro
"Gli Etruschi a Prato
In merito al Museo Archeologico di Artimino, ringrazio per il suo pronto intervento l’assessore Buricchi anche per l’opportunità che mi offre di chiarire ai lettori un paio di concetti alla base della mia riflessione che sono stati colti solo come espressioni strumentali a “sterili polemiche”. In primo luogo perché ho applaudito senza condizionamenti alla creazione del nuovo museo di Artimino. Infatti ritengo che ogni sito rilevante archeologicamente dovrebbe avere un proprio antiquarium anche per far capire al grande pubblico il senso del territorio di appartenenza, il contesto stesso della storia. Di questo concetto sono un convinto fautore come ho avuto modo di ribadire da tempo in ogni sede, da quelle universitarie alle parrocchie, dalle scuole ai circoli. Semmai, più discutibili appaiono le deduzioni scientifiche indotte sulla presenza etrusca a Prato che si vorrebbe emanazione coloniale di Artimino, così com’ è stato scritto, posta a cuneo nel cuore dell’ager fiesolano, annullando in tal modo, prima ancora di conoscerla, la vera identità della grande città tardoarcaica sul Bisenzio. D’altronde, reperti di Gonfienti trovano già ospitalità a Villa Corsini a Castello, e probabilmente, come più volte dichiarato dalle stesse autorità istituzionali, con l’estensione interprovinciale del polo archeologico di Artimino, non tarderemo a vedere altri pezzi dedotti della Piana Fiorentina anche nella nuova sede museale. Così come, a breve, vedremo reperti dell’abitato del Bronzo, tratti dalla medesima area di scavo bisentina, collocati nella Rocca Strozzi a Campi Bisenzio. Ritornando quindi al museo di Artimino, diciamo che questi due giorni di pre-apertura hanno mostrato al pubblico solo una parte dei tesori archeologici pratesi, intendendo quale area pratese anche la comunità di Carmignano. Vedremo alla riapertura. Consideri dunque, caro assessore, che il mio intervento valga come un principio di “museografia preventiva”, a tutela futura dell’intero territorio pratese, oggi vilipeso da un punto di vista archeologico in alcune sue aree. Non nascondo il fatto che avrei desiderio di vedere realizzata, in un giorno non troppo lontano, una rete museale completa, con i capolavori di Gonfienti al centro della sala d’ingresso del nuovo Museo Civico di Prato, ed ancora, un grande Antiquarium dei reperti di scavo, insieme ad un sempre attivo ed aperto laboratorio di restauro,posto direttamente in prossimità di un funzionale centro visite a Gonfienti, finalmente allestito in modo conveniente all’ingresso del Parco Archeologico degli Etruschi sul Bisenzio, da porre certamente in collegamento con gli itinerari della Calvana e del Monteferrato, oltre a quelli del Montalbano. Questo è il mio autentico e solo auspicio, di cittadino prima ancora che di studioso, “strumentale” alla crescita culturale della città quale ricchezza autentica delle risorse archeologiche della provincia di Prato." (29 marzo 2011).
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