giovedì 10 marzo 2011

FUS, CULTURA, RACCOMANDATI (E IL MINISTRO BONDI SGOMENTO)

Dato che la Regione Toscana non mi consentiva di accedere ai finanziamenti regionali, in quanto il Teatro La Baracca è un ente con finalità di lucro e non associazione o cooperativa senza lucro - legge assurda che ancora esiste e che fa sì che si riproduca un sistema  ingiusto e per nulla trasparente, insomma si danno soldi ad associazioni e cooperative e basta, e allora tutti si sono trasformati in associazioni e cooperative, pur lucrando tutti, ma forse perché così è più facile passare i soldi a qualcun altro?)- qualche anno fa, credo sei o sette, feci richiesta per accedere anch'io al FUS, Fondo Unico per lo Spettacolo.  Per avere informazioni più precise, mi capitò di parlare con un funzionario, che parlò chiaramente. Mi disse che non avevo speranze, che non avrei dovuto perdere tempo perché i soldi per il Fondo Unico sarebbero stati sempre meno, che l'idea era quella di farlo scomparire (come è chiaro adesso), e che quello che sarebbe rimasto, l'avrebbero lasciato per i raccomandati, le grandi compagnie, i grandi gruppi, chi viaggiava sotto le ali dei partiti  (e chi poteva comprare tanti borderò per documentare giornate di lavoro inesistenti.) Inteso? Per scrupolo la domanda la presentai ugualmente, e la risposta fu quella che mi aspettavo. Eppure avevo tutte le carte in regola, e soprattutto come drammaturga il mio punteggio era altissimo , ma non serviva a niente: non avevo la carta vincente. -Ha qualcuno che la può raccomandare?- (Allora le intercettazioni erano scarse).
Quando nel 2005 sotto un altro governo Berlusconi ci fu il primo annuncio della morte del FUS, era il 15 ottobre,   io andai a protestare a Prato. Ricordo che qualcuno mi prestò un megafono per fare  la  corifea. C'era il personale e qualche dirigente del Metastasio, e volentieri lasciarono che io conducessi le danze. Protesta tu per noi.
Protestai perché, pur non avendo mai ricevuto un soldo dallo Stato né dalla Regione, né mai chiamata a recitare al Met, mi sembrava giusto doverlo fare.
Insomma, tanto per narrare una storia vera, per rispondere a una funzionaria del Comune di Prato che me l'ha chiesto,  e per dire che se è sgomento Bondi, figuriamoci noi.

Maila Ermini

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