martedì 1 marzo 2011

Plagio

Karl-Theodor Zu Guttenberg, ministro della Difesa tedesco si è dimesso per aver plagiato la tesi di dottorato in giurisprudenza. Ne è nato uno scandalo. Noi ce la ridiamo per certe 'pruderie', qui nessuno si dimetterebbe per un caso simile. Il furto e il ladrocinio vario è cosa comune e praticata ad alti livelli.
Riguardo al plagio, voglio raccontare la mia storia.
La prima volta sono stata plagiata con la commedia Matilda. Quando lo scoprii, rimasi una settimana senza dormire. Come se mi avessero rubato il figlio che non ho. Mi avevano copiato pagine e pagine di testo. Avevano potuto farlo perché allora partecipavo ai premi di drammaturgia, e uno lo vinsi appunto. In quell'occasione mi plagiarono. Mi telefonò un amico e mi disse: vai a vedere in quel teatro, era il Teatro dell'Orologio di Roma, vedi un po', mi sembra che sia molto simile al tuo testo l'opera messa in scena. Sì, lo era praticamente quasi tutto, con piccole sfumature diverse.
Recentemente l'idea di ricordare il sacco di Prato è stata saccheggiata, negli stessi giorni e stesse ore che io andavo in scena con Prato nel Sacco a La Baracca, rovinandomi tutta la festa. E' stata una bella lezione, da cui ho imparato molto.
Poi mi hanno saccheggiato l'idea di Cuori di donna, un saccheggio che però per gli altri non sempre è andato a buon fine.
E ancora tutta la fortunata serie comica per ragazzi di Babbo Natale e la Befana, l'uno alternativamente protagonista e deuteragonista dell'altro, con buffe implicazioni sentimentali e con altri personaggi, con canzoni balletti eccetera: addirittura qualche anno fa in un luogo della Romagna tentarono di rubarmi il copione (sì proprio 'rubarmelo'!), e qualche ex-allievo ci ha giocato, diciamo così, tentando di farsi strada.
E altro ancora, che per brevità taccio.
Certo, una potrebbe sentirsi inorgoglita per questo, ma in realtà è deprimente, un danno psicologico enorme. Invece è bello quando si è fonte di ispirazione, ma in genere per le donne funziona così: se chi 'beve' alla fonte è un uomo, non ammetterà mai che tu lo sei stata, proprio in quanto donna.  Oggi le muse ispiratrici non sono più equiparate alle dee,  sono quelle che si portano a letto. Nel teatro la discriminazione, oltre all'invidia, è fortissima; esistono maestri, e le maestre sono solo quelle delle elementari. 

m.e.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Condivido questo disagio, Maila.
Anche a me é accaduto ma coi titoli: "Fabbrica", ad esempio, che io avevo messo in scena dal 1993, e poi "L'ingegnere va alla guerra"; siccome erano casi di nomi importanti (non li faccio per decenza), la SIAE, nel primo caso, e l'associazione che aveva promosso lo spettacolo col titolo simile, nel secondo caso, mi risposero picche, mi risposero che, anzi, avrei dovuto felicitarmene, perché in qualche modo ne avrei guadagnato. Io ne ho guadagnato solo un mal di pancia, e soldi buttati per una lettera d'avvocato.
Insomma, hai proprio ragione: non solo non sarebbe ragione sufficiente per le dimissioni, ma é anzi motivo d'orgoglio per chi ruba. Il cardinale Bagnasco ci dirá che saremo ricompensati nell'altra vita. Mi chiedo peró se non ci sia anche un plagio della Buona Novella, i cattivi interpreti di oggi l'hanno fatta proprio grossa al Sommo Autore.

Gianfelice

Tonguessy ha detto...

Il plagio è la radice culturale del Bel Paese di questi tempi. Rubare agli altri per farsi belli. Vincere la propria piattezza culturale ed umana per sembrare migliori. Eppure non è sempre stato così. In altri tempi la creazione era premiata ed incentivata, perchè c'era qualcuno a cui interessava.
Adesso che il mecenatismo riguarda solo la medialità (alla Guy Debord, per intenderci) tutto il resto passa decisamente in secondo piano.

Una domanda tecnica: ma tu sei iscritta SIAE? Nel caso, hai provato a controllare quali siano i tuoi diritti?

Maila Ermini ha detto...

Sì, sono iscritta SIAE. Se non lo fossi stata non avrei proprio potuto rivendicare nulla. Con Matilda l'ho spuntata proprio grazie alla SIAE.
Ma la SIAE non copre tutto; per esempio il caso di Gianfelice, oppure quello che riguarda, che ne so, uno schema o una idea, come Cuori di donna, o altro.
Invece per la questione del sacco di Prato, lì il caso è stato diverso, perché mi hanno punita per aver anticipato qualcosa che non avrei dovuto e perché me la dovevano far pagare per le mie posizioni politiche.
Ora mi muovo con più cautela, e allo stesso tempo, non so, mi importa meno di una volta.
Ciao.

Primavera attaccata

Per diverse ore questo blog è stato disattivato, anzi attaccato, e non so da chi. Ho potuto ripubblicarlo con difficoltà. Ho rischiato di pe...