lunedì 14 marzo 2011

INVIDIA

Dell'invidia è stato scritto abbastanza, e quindi non starò a dilungarmi molto. Tuttavia è sconcertante quanto essa vada al di là dell'età: voglio dire, che sconcerta che un giovane invidi un vecchio, eppure accade anche questo. Nel mio mestiere l'invidia impera sovrana, e può scavalcare tutto: amore, amicizia, fratellanza. 
Ieri sera, al Teatro Magnolfi, essa si è concretizzata in alcuni giovani, che avevano invidia di attori  certo non più giovanissimi, e non avrebbero proprio voluto proprio averli fra loro con Anito e Garibalda.  
L'invidia è forza statica e reazionaria, e quindi va combattuta assolutamente, ma è la forza più difficile da combattere, perché nessuno l'ammette. E' nascosta, recondita. Ammettere che l'altro è migliore di te. Ma dico, mi vien da ridere: ma se l'ammetto, poi l'altro è davvero migliore di me? Sembra proprio di sì, e brucia il vedere l'altro 'bravo'. E così molti attori non vanno a teatro, per non vederlo primeggiare. 
Qualche anno fa mi sembra fosse più consueto dichiarare l'invidia, o accusare gli altri di esserne afflitti. E, alla fine, si poteva anche arrivare ad ammetterla, e magari guarirne un po'. Ora i giovani ne sono tanto afflitti, come esattamente lo erano i giovani di un tempo, ma con meno chance di verità, a cui non sembrano voler abituarsi. Anche perché le chances sono meno per tutti. No?
Così tanto più cara è l'ipocrisia, maschera faticosa eppur amata che non copre del tutto.

m.e.

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